Strage Suruc: mobilitazione a Milano

Si è svolto a Milano, in piazza Duomo, nel pomeriggio di mercoledì 22 luglio, come in molte altre località, un presidio di protesta contro la strage efferata di Suruc in Turchia, dove una bomba è esplosa, causando 31 morti e centinaia di feriti, durante un raduno della gioventù socialista turca in procinto di recarsi a Kobanè per la ricostruzione dopo i pesanti attacchi dello Stato Islamico.

 

Nelle circostanze sono morti anche due giovani anarchici di 19 anni. Al presidio hanno partecipato più di un centinaio di manifestanti, in maggioranza Kurda. L’unica presenza politica rappresentata è stata quella degli anarchici e libertari con lo striscione “La nostra patria è il mondo intero”, sventolavano le bandiere della Fai e dell’USI.

 

C’è stato un primo intervento da parte degli organizzatori in lingua Kurda seguito da uno in lingua italiana che spiegava la drammaticità di quanto avvenuto e faceva appello alla necessaria azione solidale.


Un compagno della Fai ha portato la solidarietà dando lettura del comunicato di condanna di “Azione Anarchica Rivoluzionaria” (DAF) turca. E’ seguito l’intervento di un compagno dell’USI che ha portato la solidarietà esprimendo orrore e disgusto di fronte ad una cieca violenza contro giovani che mettevano a disposizione la propria vita per un alto ideale di solidarietà internazionale.

 

Fra questi è stato citato l’anarchico Alper Sapan, vittima della stessa strage, che si era rifiutato di fare il soldato, perché credeva in un mondo senza sfruttamento e senza confini. “Di fronte a certi crimini contro l’umanità ci illuminano di speranza quelle lotte di liberazione di popoli sottomessi come quello palestinese e, nello specifico, della popolazione Kurda di cui Kobanè rappresenta la punta più avanzata, dove una comunità di uomini e donne sono partigiani e partigiane di una resistenza contro l’oppressione che ci rappresenta tutti. Non a caso è sottoposta ad una aggressione spietata dello Stato Islamico, è contrastata accanitamente dal governo turco, nell’indifferenza generale di tutti gli Stati. Alla comunità di Kobanè deve andare tutta la nostra incondizionata e concreta solidarietà.”

Enrico

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