#Noiduecimettiamolafaccia

Prove tecniche di censura preventiva

 

Il titolo scelto non tragga in inganno. No, non stiamo parlando della Turchia di Erdogan che fa chiudere le testate giornalistiche scomode oppure oscura i “social” per impedire la diffusione di notizie, video, immagini sgradite al regime. No. Stiamo parlando dell’Italia, anno secondo dell’Era Renzi.

E’ una sensazione che tutti coloro che “lottano sul campo” #mettendocilafaccia hanno provato almeno una volta.

Giorgio Cremaschi – in una vecchia nota – lamentando il totale silenzio della stampa “embedded” (direbbero quelli “bravi” ma noi li definiremmo, più prosaicamente, (“velinari”) su una, partecipatissima manifestazione del sindacalismo di base ricorreva ad una metafora iperbolica (la prossima volta spaccherò una vetrina) per conquistare il rango di “notizia” sui media.

Sappiamo per esperienza – nel caso ILVA ed il comitato dei “liberi e pensanti” ad esempio – che molto spesso sono le piccolissime testate locali – spesso on line – ad accollarsi l’onere di “supplire” alla carenza (o assenza) di notizie considerate scomode e, perciò, impubblicabili dai grandi organi di (dis)informazione di massa.

Non senza conseguenze come – ahinoi – insegna il “caso Loconte”.

 

A volte però al posto della “censura totale” della notizia (ed è il caso di Repubblica, e Corriere del Mezzogiorno Puglia per non parlare di Tg3 Regione) capita l’opposto ed è il caso della notarella apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno – pagina locale di Altamura – del 29 ottobre 2015 nella quale una notizia clamorosa – quale quella di uno sciopero della fame ad oltranza proclamato da due stimatissimi professionisti della sanità pubblica che continuano, ugualmente, ad assicurare il delicato servizio sociale per il quale sono preposti – viene “cucinata” in modo tale da far apparire i protagonisti della vicenda come delle “macchiette” o, peggio, dei mitomani in cerca di facile pubblicità. Né manca – nella chiusa finale – il paternalistico invito – rivolto alla Mangiatordi – di … “avere fiducia nella giustizia amministrativa” e di presentare ricorso avverso nelle … sedi competenti. Ovvero nelle stesse sedi istituzionali nelle quali siedono i responsabili della ”macchinazione” ordita a loro danno … come spiega dettagliatamente Antonio Loconte in una puntigliosa nota.

Ma lo scopo dell’articolista pagato un tot al pezzo è chiara. Insinuare il dubbio nel lettore disattento e, nello stesso tempo, cercare di spezzare il vincolo di solidarietà tra i due.
Un tentativo che si è dimostrato vano mentre prosegue – con rinnovata determinazione – la protesta che oggi – 4 novembre – è giunta all’ottava giornata e la notizia corre di bocca in bocca da Trieste a Catania, da Siena a Firenze da Milano, da Venezia (e dal Veneto) ….

 

Rileggendo attentamente la nota in oggetto che (in forma più addolcita rispetto a quella di una settimana fa anche se riporta un, grossolano, errore di calcolo nel titolo di testa) è stata ripubblicata oggi appare chiaro che la vera posta in gioco – oltre alle, soggettive ed inalienabili, libertà sindacali – è rappresentata dalla libertà di informazione.

Non si spiega altrimenti il perché – per la seconda volta – citando un comunicato dell’Unione Sindacale Italiana nel quale sono, puntigliosamente, elencate tutte le richieste alla base della protesta si omette di rivelare quella più importante: “Chiarire ed individuare i mandanti delle gravi minacce formulate nei confronti di Antonio Loconte “reo” di aver denunciato (dalle pagine di un quotidiano on line) “l’allegra gestione” del 118 barese.”

 

Concludendo vorremmo rivolgere alcuni suggerimenti informativi a Marina Dimattia (ovvero la redattrice locale della Gazzetta);

• I giorni di sciopero della fame della dott.sa Francesca Mangiatordi e del dott. Francesco Papappicco, in data odierna – 4 novembre 2015 – sono 8 e non 7 come “sparato” dal titolo di testa;
USI-AIT Puglia chiede l’annullamento (e non “l’archiviazione”) dei procedimenti disciplinari a carico dei 2 medici in quanto viziati da illegittimità formali e sostanziali … come ampiamente documentato nella nota di Antonio Loconte alla quale si rinvia;
• Terza – ma non meno importante – si rinnova la richiesta di “Chiarire ed individuare i mandanti delle gravi minacce formulate nei confronti di Antonio Loconte “reo” di aver denunciato (dalle pagine di un quotidiano on line) “l’allegra gestione” del 118 barese.”


No cara, vecchia, Gazzetta la #censuranonpasserà!


Unione Sindacale Italiana Puglia

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