Mobilitazioni a Milano nella giornata dell’otto marzo

Nella mattina dell’otto marzo, dalle ore 10, in via Monreale 13 (zona San Siro) c’è stato il presidio annunciato per protestare contro la decisione della Giunta Regionale lombarda di trasferire il Consultorio Familiare, già operante in quel luogo da molti anni, all’interno dell’ospedale San Carlo, 7° piano. Questo per lasciar posto ad una Casa di Comunità.

La mobilitazione ha coinvolto un centinaio di partecipanti, con molta presenza di donne. Il Presidio era stato organizzato dal Comitato di difesa della Sanità Pubblica con l’adesione dell’USI di San Carlo e San Paolo e di altri sindacati di base. Cartelli e striscioni di protesta sono stati messi sull recinto dell’edificio e nel lato opposto della strada. In un banchetto posto all’entrata si raccoglievano le firme di protesta. Le bandiere dei sindacati di base presenti, tra cui quelle dell’USI, sventolavano dalla cancellata.

Molti sono stati gli interventi che si sono susseguiti al microfono, particolarmente calorosi ed indignati, sottolineando l’importanza, soprattutto per le donne, della funzione che svolge il Consultorio, mentre il suo spostamento all’interno dell’ospedale ridurrebbe molto le potenzialità del servizio. E’ stato denunciato che, dopo la disastrosa gestione della sanità durante la pandemia, causata anche dei tagli alla sanità e nonostante le promesse di attivare nuove strutture sanitarie nel territorio, si continua a fare l’esatto contrario.

Si è anche sottolineato che la Casa di Comunità che dovrebbe entrare in funzione dal 2027, non prevede tutt’ora nei fondi del PNRR la disponibilità di assumere personale necessario al suo funzionamento, per cui il sospetto che sia l’ennesimo regalo alla sanità privata è del tutto legittimo, visti gli orientamenti in tal senso della Giunta Regionale.

Tra i tanti interventi c’è stato quello di una compagna e di un compagno dell’USI, che hanno ribadito “l’importanza di portare avanti questa protesta nella giornata dell’8 marzo, giornata di mobilitazione e di sciopero, proclamato anche dall’USI, contro la violenza alle donne e per le rivendicazione dei loro diritti. Una battaglia che deve continuare anche dopo e che l’Amministrazione Comunale non può fare come Ponzio Pilato, ma deve intervenire a sostegno.” Terminando l’intervento con le considerazioni “che questa Giunta Regionale ha fatto delle privatizzazioni nella sanità la sua priorità, nella considerazione che la salute è una merce su cui fare profitto. Ha approvato di recente una legge regionale che assurdamente parifica la sanità pubblica con quella privata. Al contrario la sanità privata gode di molti vantaggi come quello di usufruire di contratti di lavoro che riducono i diritti e riducono i costi per i datori di lavoro. E come se non bastasse parte dei costi dei rinnovi dei contratti nel settore privato vengono messi a carico della sanità pubblica. Ed è per questo che l’USI si batte per il contratto unico nel settore della sanità, sia pubblica che privata.”

Una volta finiti gli interventi si è formato un corteo che è entrato dentro la struttura del Consultorio, percorrendolo per intero, fino ad arrivare all’ufficio del direttore responsabile che, a questo punto, è sceso davanti al presidio, confermando la volontà della Regione di spostare il Consultorio all’interno dell’ospedale, con l’assicurazione che sarà solo uno soluzione provvisoria. Ma nessuno dei presenti ha creduto alle promesse della Regione, per cui le mobilitazioni continueranno per fermare questo scempio.

Sempre nella mattinata si è svolto un corteo composto in maggioranza di studenti, partito da Largo Cairoli passando sotto la sede Assolombarda dove sono stati scanditi slogan contro la Confindustria, accusandola di far profitti con la guerra in Ucraina e di essere responsabili delle morti di Giuseppe e Lorenzo, i due studenti deceduti durante l’alternanza scuola-lavoro.

Alle 18 si è mosso da piazza Duca d’Aosta il corteo organizzato da “Non una di meno” molto partecipato e caratterizzato anche dalla protesta contro la guerra. E. M.

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