L’obbedienza non è una virtù

A proposito di “mobbing” nella sanità


Al di la’ della vicenda umana in sé (che lascia, comunque, strascichi esistenziali profondi e notevoli in chi lo subisce) la vicenda del “Perinei” di Altamura non avrebbe nulla di trascendentale o di “diverso” da quanto avviene, ogni giorno, in mille altre realtà lavorative italiane poiché rientra nella – “normalissima” – casistica del mobbing nel pubblico impiego dal quale il comparto sanità non è esente.

Due medici di elevata professionalità diventano “scomodi” perché chiamano le cose con il loro nome e non si fanno scrupoli “deontologici” nel denunciare pubblicamente quello che è sotto gli occhi di tutti. Questo semplice atto deontologicamente onesto (nei confronti dei loro pazienti ai quali – è bene ricordarlo – il servizio pubblico di emergenza sanitaria è destinato) li pone automaticamente in contrasto con quella che Alessandro Gilioli nel suo libro “Cattivi capi, cattivi colleghi” definisce “consorteria paramafiosa” che prospera nel sottobosco burocratico del pubblico impiego grazie, anche, a “cordate” di amici che garantisce agli “affiliati” omertà, protezioni, favoritismi, avanzamenti di carriera e quant’altro.


Ogni tanto, però, questo meccanismo consolidato grazie anche alla, colpevole, connivenza di chi – tacendo – acconsente si inceppa: alcuni soggetti non ci stanno. Si rifiutano di assecondare il “gregge” di chi “non vede, non sente, non parla” ovvero di chi … “tiene famiglia”!

 

E’ il caso in oggetto al quale – come USI-AIT Puglia – abbiamo attribuito il significato, emblematico, che reagire ed opporsi ad un sistema iniquo che sta, gradatamente, trasformando il diritto alla salute in un lucroso “business” per pochi non solo è auspicabile e giusto ma, anche, possibile.

Resta solo il rammarico dei tanti – troppi! – colleghi dei 2 medici “incriminati” che – nella moderna versione della “servitù volontaria” mirabilmente rappresentata da Etienne De La Boétie 500 anni fa – con fatalistica e silente acquiescienza consentono (di fatto!) ad un piccolo gruppo di “mobbers” la privatizzazione – ad esclusivo beneficio di pochi – di un servizio pubblico primario per il benessere sociale di tutti.

Ecco perché non lasceremo soli Francesca Mangiatordi e Francesco Papappicco nella loro battaglia finalizzata al riconoscimento di un diritto soggettivo inalienabile: fuori il profitto dalla sanità!


Per USI-AIT Puglia

Pasquale Piergiovanni

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