ILVA, ritorno alle vecchie abitudini

Antonio Ruggiero nel suo ultimo intervento ha chiaramente espresso tutte le sue perplessità in merito al rallentamento “della spinta propulsiva” – di matrice autogestionaria – in corso in seno al Comitato di Cittadini e Lavoratori Liberi e pensanti. Spinta che si è interrotta a partire dal 15 dicembre 2012 data in cui – nella ben riuscita manifestazione regionale – si parlava ancora di: esproprio senza indennizzo, confisca internazionale dei beni del gruppo Riva, riqualificazione dei lavoratori, bonifiche del territorio e delle acque, passaggio a tecnologie produttive meno invasive (corex ecc), immediata riconversione industriale utilizzando (anzi ampliandola) la stessa “platea” di lavoratori impegnati, oggi, all’ILVA …

Oggi la situazione è drasticamente cambiata: a fronte di un massiccio utilizzo della cassa integrazione in deroga fa da contraltare l’utilizzo strumentale dei, cosiddetti, “contratti di solidarietà”, che costituiscono un’ulteriore elemento di divisione tra lavoratori per la gestione, a dir poco clientelare, con la quale questi contratti vengono erogati.
Si moltiplicano le denuncie di discriminazione tra lavoratori ai quali tali contratti si applicano con “maggior frequenza” rispetto ad altri mentre d’altro canto l’azienda, con l’avallo confederale, fa ricorso al lavoro straordinario in totale spregio della norma pattizia che vieta il ricorso allo straordinario in regime di “contratti di solidarietà”.

E’ in questo clima di evidente restaurazione confederalpadronale che si inserisce la vicenda dell’operaio Delli Ponti in cui l’azienda – scavalcando l’esplicita volontà dei tantissimi lavoratori Ilva che hanno firmato ai banchetti fatti dai sindacati di base per devolvere ore di lavoro o di ferie come contributo al loro compagno di lavoro Stefano Delli Ponti – ha sguinzagliato i suoi “fiduciari” Fim, Fiom e Uilm a rifare nuovamente questa petizione solidale, come se le firme pregresse messe spontaneamente e volontariamente e già consegnate all’azienda fossero “impresentabili” e avrebbero valore “cogente” solo quelle con il timbro ed il “placet” confederale.

Un’ulteriore dimostrazione di come il connubio sindacato/dirigenza aziendale sia assoluto ed inscindibile. Oppure – per dirla tutta – del ruolo preponderante che i sindacati “gialli” hanno nel soffocare ogni anelito autogestionario proveniente dal basso. Anche a costo di giocare, ancora una volta, con la salute e la vita di un lavoratore.

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