False “tutele” crescono …
La strada del licenziamento e del demansionamento è la “cura” imposta dal governo Renzi___
Il Consiglio dei Ministri ha approvato le nuove regole del cosiddetto Jobs act che saranno operative dal 1° marzo 2015. L’ipocrisia di Renzi le definisce regole contrattuali a “tutela crescente”. Più coerentemente Alfano si vanta di “aver seppellito lo Statuto dei Lavoratori”. La Confindustria esulta: è la controprova che le cosiddette “tutele crescenti” sono solo crescenti dalla parte padronale. Come la Troika d’Europa impone ai singoli Stati.
Sono “tutele crescenti” che permettono licenziamenti, individuali e collettivi, senza possibilità di reintegro, ma semplici misere monetizzazioni crescenti, legate all’anzianità di servizio. Si dà facoltà alle aziende di imporre mansioni dequalificanti senza più alcun rispetto dei livelli categoriali acquisiti. Si aumenta il periodo massimo dei contratti a tempo determinato da 24 a 36 mensilità. I contratti di apprendistato non avranno più vincoli di assunzione.
Cosa propongono i sindacati confederali come risposta? Di Cisl e Uil non ne parliamo, tanto allucinanti sono le loro dichiarazioni. La Camusso e Landini (Cgil – Fiom), invece di attivare un fronte di lotta adeguato al tragico momento che lavoratori e lavoratrici stanno subendo, fantasticano su una bella raccolta di firme per una proposta di legge popolare per un “nuovo Statuto dei Lavoratori”. Ci sembra una colossale presa in giro. Cosa ci può essere di più inutile di una simile “farsa” di fronte ad un governo di maggioranza parlamentare che si è già espresso in modo diametralmente opposto. Ma il guerriero Landini, segretario della Fiom, incalza: “Per sconfiggere Renzi occorre allargare il fronte dei lavoratori con una più ampia coalizione politico-sociale”. Ci si inventa di tutto pur di evitare l’unica risposta concreta che il sindacato possa e debba dare: quella di una radicale opposizione espressa con lo sciopero e la lotta. Landini si è dimenticato delle minacciose proclamazioni di qualche mese fa: quella dell’occupazione delle fabbriche se veniva cancellato l’art.18 e introdotto lo Jabs act. Oggi parla di altro. Forse adesso comincia a pensare di “occupare” qualche poltrona in parlamento?
Hanno buon gioco Cgil, Cisl, Uil con i loro milioni di aderenti ad evitare un forte scontro sociale dei lavoratori e lavoratrici contro il governo. La sola Cgil controlla più di 5milioni di iscritti. Una bella cassaforte di garanzia per il governo Renzi e quelli che verranno.
Uscire dalla gabbia! Organizzare la nostra rabbia! Solo con una lotta radicale e reale, come quelle con cui il movimento dei lavoratori, occupati e non, ha ottenuto le sue migliori conquiste, ci può essere futuro. L’Unione Sindacale Italiana è già posizionata in questa direzione e fa appello al senso di responsabilità del “sindacalismo di base”, ma tutto dipenderà dalle reali volontà dei lavoratori e lavoratrici: con l’autorganizzazione e l’autogestione della propria lotta si può invertire la rotta.
1 marzo 2015
Unione Sindacale Italiana (USI – AIT)
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