COSTITUZIONE DI UN MUSEO AUTOGESTITO

Oggetto: Costituzione di un museo autogestito.

 

Vercelli e il vercellese, così come in gran parte del Piemonte, sono stati i luoghi dove hanno esercitato la loro influenza i liguri che, sparsi in gruppi di villaggi insediati lungo i corsi d’acqua, hanno coabitato in stretti rapporti di alleanza con gli etruschi della cui penetrazione danno in ogni modo testimonianza, in località varie, iscrizioni e reperti.

Successivamente, con l’occupazione dei territori da parte dei galli (IV sec. avanti l’anno zero) e la cacciata degli etruschi verso l’Italia centrale, si provoca un mescolamento di razze, specie c:on i liguri. Con lo sfruttamento massiccio delle miniere d’oro del biellese e la contesa tra galli ed etruschi stanziali si crea anche un’ poderoso scambio commerciale verso il Nord delle Alpi e verso Roma. Vercelli diventa un’ importante centro di smistamento delle merci e un, avamposto di sostegno per eserciti di passaggio.

Dopo la tentata discesa verso Roma da parte dei galli e la rovinosa disfatta subita, per opera dei romani, a Telamone (225 av. l’anno zero) Roma passa al contrattacco e, salendo verso , Nord, occupa anche Milano. Su questi territori, specie nel vercellese, hanno svolto la loro infaticabile attività. di ricercatori gli archeologi e

collezionisti del XIX secolo. E’ proprio in questo periodo che il notaio e ricercatore Camillo Leone costituisce il primo museo archeologico a Vercelli nella propria casa e lascia in eredità., oltre il museo, risaie e cascine ai vercellesi. Ora il museo é gestito „Dall’Istituto di Belle Arti” con a capo di presidenza il vescovo e la commissione amministratrice é composta di fascisti legati a una loggia-massonica. L’atto é stato sciolto e le proprietà del notaio Camillo Leone, lasciate ai vercellesi, sono finite nelle mani di clerico-fascisti che gestiscono, tra l‚altro, anche la “Cassa di Risparmio di Vercelli”.

Nel XX secolo, tra la I° e la II° guerra mondiale Vercelli subisce un rinnovamento edilizio e si espande con quartieri architettonicamente squallidi e ripetitivi negli stili con chiari ed evidenti segnali speculativi. La legge del 1906-1909 varata in quegli anni a difesa dei beni culturali non serve a nulla e  tra gli operatori dèll’edilizia nessuno la rispetta. La successiva legge n. 1089 del 1939, del periodo fascista, non modifica lo stato delle cose, anzi, beneficia i costruttori con cui i rappresentanti del governo fascista e ” Ministero della Pubblica Istruzione” intrecciano loschi affari e interessi. Negli scavi per la c’ostruzione di palazzi vengono rinvenuti enormi quantità di materiali archeologici che prendono le vie del commercio estero arricchendo gerarchi fascisti e rappresentanti del governo. Dall’altro lato la legge impedisce ad archeologi veri appassionati e scienziati di impegnarsi nella. ricerca escludendo i radicalmente dagli scavi per impedire testimonianze oculari pericolose. L’ archeologia e la ricerca, in Piemonte, subirono dei duri colpi che impedirono, a differenza del sec-olo XIX, il proliferare di archeologi privati.

Nei capoluoghi di Regione, su incarico del governo, vennero istituiti degli uffici della pubblica istruzione e successivamente le Soprintendenze che dovevano svolgere un’attività di tutela. In verità non controllarono e tutelarono nulla e continuano, come nel fascismo” a intrecciare rapporti c’on i costruttori impedendo agli archeologi di fare libera ricerca.

Dopo la liberazione Vercelli ha dei sindaci anche comunisti che ignorano totalmente la cuI tura e compiono dei veri disastri al patrimonio artistico distruggendo interi quartieri di epoca romana e medioevale per far posto a condomini moderni. La Soprintendenza non interviene in nessun caso con la motivazione di scarsità di personale e carenza di soldi. Torino é troppo distante e l’intesa con i partiti per farsi occupare negli uffici statali dev’essere ricambiata con favori del tipo: “Non vedo nulla”.

Negli anni 60, ” del boom economico”, la città urbanizza, con quartieri popolari, le aree periferiche lungo le antiche direttrici delle strade romane, trovando e distruggendo zone archeologiche.

Nel finire degli anni ’60 si costituisce, a Vercelli, il “Nucleo gestione di Base per L’Archeologia” con lo scopo preciso di controllare, autogestendosi, i cantieri edili per porre in salvataggio i reperti archeologici a rischio distruzione.

I reperti che vengono posti in salvo vengono consegnati alla Soprintendenza Archeologica di Torino che continua a ignorare l’importanza archeologica della città di Vercelli. I sindaci con la politica ricattano la Soprintendenza costringendola a far pressione sul Nostro “Nucleo di Base” trami te i Carabinieri che iniziarono a perquisirei le dimore compiendo sequestri di materiali archeologici depositati precedentemente dallo Stato. Lo Stato contro lo Stato!!?

I tentativi di zittirci falliscono e il “Nucleo di Base” continua a fare segnalazioni di ritrovamenti bloccando scavi edilizi in aree archeologiche. Compie, inoltre, numerose scoperte archeologiche rivoluzionando l‚intera  storia di Vercelli e provincia: Viene scopert-o l’anfiteatro romano a Sud della città impedendone la distruzione ad opera dei sindaci palazzinari;si localizza la necropoli romana a Ovest, verso Torino; Si ricupera una famosa tazza in vetro del Io sec. del vetraio “Ennione”; Si gettano le basi per la carta archeologica; Si scopre, in centro città, una importante chiesa data per distrutta dai libri di storia; Si portano in luce due domus romane con mosaici; Si individuano affreschi e numerosi siti archeologici. A questo punto dal “Ministero” giunge la notizia che il centro di Vercelli é posto sotto vincolo.

Grazie al Nostro impegno vengono recuperati, negli scavi dello stato e Nostri, più di 20.000 reperti c’he giacciono nelle cantine della Soprintendenza di Torino. In aggiunta, una grossa sala del museo privato cittadino ” Camillo Leone” viene riempita di materiali ricuperati dal “Nucleo di base”.

Successivamente il “Nucleo di Base” costituisce il ” Centro Studi e Ricerche Storiche e Archeologiche Vercellae” che promuove una iniziativa colossale: Ha inizio su tutto il territorio vercellese, biellese e parte dell’alessandrino, torinese e novarese un censimento con catalogazione di reperti antichi di collezioni private e di coperchi, sarcofagi, colonne, capitelli re impiegati nei cortili del piccoli centri urbani e nelle cascine. A compimento del censimento segue l’acquisizione con trasferimento dei materiali nelle Nostre sedi e inscatolamento con documentazione inerente agli oggetti. La Regione Piemonte sponsorizza in parte il pagamento del carburante per compiere il censimento e la Soprintendenza interviene a lavoro ultimato compiendo la propria schedatura per la notifica. Il Comune di Vercelli si offre per ospitarci il materiale ma non stipula un contratto, mentre un Comune vicino alla città stila un atto notorio di conferimento della Nostra repertazione da depositare nel castello di proprietà comunale a compimento dei restauri. A distanza di oltre due anni non sono avvenute significative e sostanziali ristrutturazioni, tanto da farci pensare che non sia possibile vedere realizzata l’opera.

Nuovamente la Soprintendenza, come negli anni ’70, compie, con i Carabinieri, un” “bliz” sequestrandoci i materiali archeologici motivando di dover verificare la legittimità degli oggetti.

Vengono convocati in caserma le centinaia di persone che nel corso degli anni avevano ceduto o donato, alla Nostra Associazione, i reperti. Alla conferma delle firme siglate sui verbali non rimane, dopo due anni di trattenimento a Torino degli oggetti, che la restituzione. Vengono, comunque, confiscati alcuni reperti con la motivazione di appartenenza allo Stato. A Questo provvedimento ci opporremo con un esposto alla Magistratura contro la Soprintendenza.

Necessita, urgentemente, collocare la collezione archeologica in una struttura autogestita perché non vada a finire nei musei statali. Considerando che, a compimento del progetto ambizioso, il museo potrebbe ottenere finanziamenti pubb-lici tramite la Regione e altri organismi, provvedendo a un ritorno delle spese anticipate. Inoltre, potremmo pr0muovere una serie di iniziative all’interno della struttura per coinvolgere il pubblico e sensibilizzarlo sulle tematiche libertarie.

Sarebbe, c’on l’esposizione definitiva, un progetto realizzato al 100% in forme autogestite e l’US’I gioverebbe dei risultati ottenuti. A tutti i compagni presenti e quelli non presenti chiediamo di proporre idee o dare appoggi finanziari per consentire l’acquisto di un immobile da destinare a contenitore museale degli oltre tremila reperti archeologici ammucchiati e inscatolati. A gestione dell’iniziativa, come ha proposto il compagno Sergio Onesti” provvederebbe una Fondazione da costituirsi.

E per concludere aggiungiamo che a differenza degli organismi statali abituati a far parole noi abbiamo dimostrato di sapere costruire con i fatti.

 

Saluti autogestiti e libertari

 

Dario Gaviglio                                                                

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