Report sciopero generale #18M

A dispetto delle minacce di Matteo Renzi la sezione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (in sigla USI-AIT) c’è.

02

Manifestazioni in molte città…

Bologna

Firenze

Milano

Modena

Napoli

Parma

Pordenone

Senigallia

Trieste


Bologna

Nella giornata di oggi 18 marzo la sezione USI-AIT di Bologna presidia piazza xx settembre con un gazebo informativo sulle motivazioni che hanno spinto alla proclamazione di questo importante sciopero nazionale che ha coinvolto tutte le categorie del settore pubblico e privato.

Oggi abbiamo deciso di scioperare contro l’Accordo di Rappresentanza Sindacale del 2014, fra i dirigenti Cgil-Cisl-Uil e i padroni di Confindustria, che ha lo scopo di escludere totalmente i sindacati e i gruppi di lavoratori che hanno deciso di non abbassare la testa.

Scioperiamo contro il Jobs Act, una legge fatte per renderci sempre più precari e inermi; contro il ricatto delle differenze salariali che spezzano la solidarietà nei luoghi di lavoro, per il blocco e la cancellazione dei sistemi delle esternalizzazioni e degli appalti, solo metodi con cui sfruttare di più i lavoratori.

Lottiamo e sosteniamo ogni esperienza di lotta per la redistribuzione del reddito, per il diritto all’abitare, diritto al lavoro e alla salute a prescindere dal luogo di nascita.

La realtà che vogliono farci percepire i giornali e le tv è sempre più distante dalla realtà che dobbiamo affrontare ogni giorno, la politica prova a metterci uno contro l’altro per poterci soggiogare meglio, per questo, oggi ancora una volta scegliamo di alzare la voce contro la politica economica e sociale del governo Renzi e dell’unione Europea.
Oggi siamo stati in strada con la nostra arma più forte: la solidarietà
fra tutte e tutti, fra i lavoratori diversi.

Qui il volantino distribuito, in pdf.

usi-18-marzo

 

Sciopero, blocco no war a palazzo Hercolani

 


 

 

Firenze

Un bel corteo a Firenze, una scommessa vinta da noi organizzatori che siamo riusciti, nonostante l’assenza delle due più grosse organizzazioni del sindacalismo alternativo (USB e Cobas), a riempire la piazza. In 5-600 è quantificabile il numero dei manifestanti (350 per la stampa di destra). Il corteo è stato aperto dalla CUB seguito dal consistente  spezzone  dell’USI e dell’area libertaria (Anarchici Toscana, Kronstadt, Ateneo Libertario Firenze). Molto positiva è stata la partecipazione di un grosso spezzone degli studenti medi, di un nutrito  spezzone del Movimento Lotta per la Casa e di un vivace gruppo di migranti organizzati dal PCL. 
Il corteo partito da Piazza Dalmazia -piazza tragicamente nota per esser stata il teatro dell’uccisione di due ragazzi senegalesi 4 anni fà – è ha percorso un bel pezzo di città creando un notevole rallentamento del traffico cittadino, per poi concludersi in Piazza Adua, nei pressi di Confindustria. Sul finire del corteo si è unito un gruppo di lavoratori della logistica aderenti al SI Cobas che provenivano da un blocco delle merci realizzato in alcuni magazzini dell’hinterland fiorentino.
Buone notizie anche sullo sciopero che si è fatto sentire parecchio soprattutto nel settore ferroviario e nella scuola.
Una scommessa vinta  che speriamo sia il punto di partenza di un percorso di lotta. 
  Claudio Strambi
 
 
 
 
http://1.citynews-firenzetoday.stgy.it/~media/original-hi/42834492374350/manifestazione-18-marzo-2016_4677.jpg

 

 


 

 

Milano: due cortei attraversano la città e riempiono piazza San Babila


I concentramenti a Milano nella giornata dello sciopero generale del 18 marzo sono due: uno a Largo Cairoli, nel centro della città, l’altro a Piazzale Lodi, nella periferia. I facchini della logistica, aderenti al Si Cobas hanno fatto confluire i pulman per la partecipazione del corteo che partiva da Lodi, mentre nel corteo che partiva da Cairoli si sono ritrovati CUB, USI, SGS, Slai Cobas per la lotta di classe, Unione Inquilini. Erano presenti anche area di centri sociali, di studenti di varie scuole, i comitati delle case occupate, i compagni della FAI milanese con il proprio striscione.. C’erano anche delle bandiere di partitini vari. Il corteo era aperto da uno striscione unitario con le sigle di CUB, Si Cobas, USI, seguito dallo striscione e dalle bandiere della rappresentanza della comunità curda aderente allo sciopero, a seguire il camion con le bandiere delle organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo sciopero. Questo corteo si è snodato per le vie del centro con striscioni caratterizzanti il settore lavorativo, l’azienda di riferimento o la località di provenienza.


Molti erano gli slogan contro il governo, le associazione padronali, contro la guerra e per la continuazione della lotta. Il corteo si è soffermato a lungo in piazza della Scala davanti al Comune, poi ha fiancheggiato piazza Duomo ed è passato per piazza Missori, dove si doveva congiungere con l’altro corteo, unificazione che è venuta poco più avanti. Si è passiti davanti al consolato Turco dove si è stati fermi a lungo per far sentire forte la protesta dei manifestanti. Da qui, tutti assieme, si è raggiunto piazza San Babila dove terminava la manifestazione. I cortei sono stati molto vivaci e comunicativi. Lo spezzone dell’USI era ben posizionato con le bandiere rosso/ nere al vento con il gatto graffiante di “né servi, né padroni”. Erano rappresentate delegazioni in particolare presenti del settore della sanità (San Raffaele, San Paolo, San Carlo e delle recenti sezioni della Sacra Famiglia e della struttura ospedaliera di Melegano) della Leroy Merlin, dei lavoratori comunali, delle cooperative sociali e singole individualità. Durante il corteo è stato distribuito il foglio “Lotta di Classe” preparato in occasione dello sciopero.

La manifestazione si concludeva a piazza San Babila, riempita dai manifestanti, con la presenza di tanti immigrati. Sotto il camion unitario si svolgevano i comizi finali sottolineando tutti la riuscita della manifestazione e l’opposizione alla guerra. Si sono susseguiti interventi dei rappresentanti del SI Cobas, della CUB, dell’Unione Inquilini, dell’USI, della SGS, del coordinamento immigrati, una lavoratrice della Elettrolux e vari altri.

Il compagno dell’USI, nel suo intervento, ha evidenziato il segnale di svolta che lo sciopero generale rappresenta: “basta arretrare! Riprendiamo il percorso, da troppo tempo interrotto, delle conquiste sociali”. Si è rimarcato che lo sciopero è stato costruito all’insegna dell’unità da parte di sindacati di base e antagonisti che non hanno ceduto al ricatto, come purtroppo altri hanno fatto, di accettare lo scambio dei diritti sindacali con la rinuncia allo sciopero quando i sindacati confederali sottoscriveranno, come è loro abitudine, accordi bidone. “La rappresentanza sindacale ha un senso se si conquista con al lotta”

Si è evidenziato come ormai da molti anni è stata imposta una politica sindacale, da parte delle associazioni padronali, dalle legge dei vari governi e con la complicità dei sindacati di Stato (Cgil, Cisl, Uil) una politica di sacrifici promettendo uno sviluppo economico, mentre si è verificato l’esatto contrario. Siamo precipitati in una crisi senza via d’uscita: una crisi le cui conseguenze le pagano solo lavoratori, lavoratrici e la parte povera della popolazione, mentre i ricchi con la crisi hanno fatto affari e moltiplicati i loro profitti. “Con questo sciopero diciamo basta e invertiamo la rotta”.

Un altro obbiettivo centrale dello sciopero è quello contro la guerra, contro le tante missioni di guerra in cui siamo impelagati e contro la guerra che stiamo predisponendo in Libia, come se non bastassero i disastri che abbiamo già fatto con i bombardamenti precedenti. “Siamo contro tutte le guerre che ci impoveriscono moralmente ed economicamente, contro le spese militari che assorbono enormi ricchezze che potrebbero essere utilizzate per il diritto alla casa, invece di sfrattare chi ha bisogno, per il diritto alla salute, invece di tagliare la sanità, il diritto all’istruzione, invece dei tagli alla scuola”.


Siamo inguaribili internazionalisti e per l’abolizione di tutte le frontiere. La nostra patri è il mondo intero. Siamo per l’autogestione – si è concluso – nelle pratiche di lotta e per un futuro di società autogestita, senza servi né padroni, senza più sfruttamento”.


Enrico Moroni

 


 

Napoli: piazza Dante prima della partenza del corteo.

 

 


 

 

Parma: Sciopero dei sindacati di base: c’è chi dice no ai diktat degli industriali, c’è chi urla “io non ci sto!”

da Rosso Parma

 

Ateneo Libertario Usi Ait ParmaC’è chi a leccare il culo agli industriali di Parma non ci pensa proprio. Anzi, data la vicinanza di Ponte Caprazzucca, dove per l’appunto ha sede “Io ci sto” (l’ultima ideona dei “diversamente poveri e diversamente nuovi” parmigiani) c’è chi coglie la palla al balzo per andare a ricordargli che se siamo stati nelle peste fino al collo la colpa è loro, mica del panettiere di via Bixio.
Ore 9, piazzale Rondani. Le Barricate si stagliano su un cielo che più azzurro non si potrebbe, foriero di una primavera di rinascita, non solo metereologica. I compagni delle varie sigle arrivano alla spicciolata, è piazzale Rondani il punto di raccolta: molte facce note della sinistra parmigiana, qualche “rientro”, qualche viso nuovo. La bimba di Simone, pochi anni di vita, sgambetta felice dentro e fuori dal monumento dedicato agli eroi di Picelli. Ci appoggia dentro dei sassi: deve aver già capito quanto sia necessaria l’operazione di riedificazione, quella bricconcella.
Si forma il corteo: Usi Ait, la Fai, il Pcl, i ragazzi di Azione Proletaria, quelli del Fronte Unico. Una cinquantina di persone si incamminano verso la sede dell’ Unione Industriali, perché il nemico “la lotta di classe la sta conducendo benissimo” diranno dal microfono.
“ Noi siamo qui come lavoratori libertari – dice un rappresentante dell’ Usi Ait – per questa giornata di sciopero che per noi è molto molto importante. Siamo qui in primo luogo per ribadire il nostro “no” all’accordo sulla rappresentanza che ha legato la Confindustria a Cgil, Cisl e Uil. L’Usi Ait si è coerentemente opposto ad accordi che svendono i diritti dei lavoratori in cambio di una rappresentanza sempre meno importante. Non casualmente abbiamo scelto di fare questo corteo davanti alla Confindustria, che è il vero potere di Parma, il vero nodo che determina tutte le scelte politiche di questa città”.
“ Io li vorrei ringraziare, gli industriali di Parma – gli fa eco un compagno – perché per me sono un esempio di coerenza: non hanno mai smesso di fare la lotta di classe, mai. Sì, ci sono state delle lotte interne tra di loro ma si sono riassestati e la lotta di classe contro i lavoratori, contro la popolazione civile di Parma, quella la fanno sempre. Una città che ha alcune centinaia di milioni di euro di debito grazie al fatto che qualcuno doveva far lavorare gli amici degli amici. Ora, per pagare queste cose, e le banche che hanno finanziato a mani aperte opere così indispensabili come il Ponte Nord (per chi non è di Parma: è ironico..il Ponte Nord è chiuso da sempre, ndr), abbiamo un Comune che annaspa e che taglia i servizi essenziali. In questa palazzina sono state decise quelle politiche: a che cazzo serve quel Ponte Nord se non a chi l’ha costruito? Queste opere, perché le dobbiamo pagare noi? Perché in una città come Parma non siamo stati in grado di dire: “si ricontratta il debito con le banche e non lo si paga, eventualmente”? Le pagassero gli industriali che ci hanno guadagnato”.

Ateneo Libertario Azione Proletaria striscioneGià, fa sbellicare dal ridere vedere la critica “agli ultimi 15 anni della politica locale” da gente come Vittorio Adorni ( dal 28 giugno 2004 assessore con Ubaldi con deleghe su sport, sicurezza e altro, poi di nuovo assessore dal 2008 con Vignali….lui è il nuovo che avanza!), Massimo Pinardi (da luglio 2002 all’agenzia per il decentramento sempre con Ubaldi ), Arturo Balestrieri ( cda di una Banca Monte che ha lasciato splendidi ricordi di se, anch’egli assessore allo Sport del Comune di Parma dal 1998 al 2006) e altri. Perché intendiamoci: in quella foto, mandata ad alcune redazioni, ci abbiamo visto dentro di tutto, da indagati per omicidio a bancarottieri passando per un Borghi indagato per le vicende del concorso che hanno coinvolto la compagna (convivente? Punto controverso). Ci pensano i sindacati conflittuali a ricordare a questi signori che forse considerarli “il nuovo” è un tantinello difficile, e che anzi i parmigiani ci hanno a che fare proprio dai tempi che stanno oggi criticando. Ce ne occuperemo, ad uno ad uno.
Poi una amarotica considerazione: “oggi siamo tridi, perché non siamo organizzati bene: non siamo mille, oggi, ma ci arriveremo. Comunque ancora grazie, cari industriali: è grazie a voi che manterremo accesa la scintilla della lotta di classe. Siete bravi a disgregare: oggi in città create i brutti, sporchi e cattivi da combattere, e lo vediamo anche noi il degrado. Ma il degrado lo avete costruito voi: avete voi svuotato il centro e costruito ponti, strade inutili e centri commerciali. E’ una città svuotata soprattutto grazie a voi, e non ce lo dimentichiamo”.
La manifestazione dei sindacati di base che quindi è generale ma che entra nel particolare, perché i punti che sotto riportiamo non sono e non restano concetti astratti ma divengono una sorta di promemoria per slide di un modo di incedere padronale. Perché ormai i parmigiani lo hanno capito fin troppo bene: si scrive “contro l’Europa delle banche” e si legge “caso Spip e pool di 15 banche coinvolte”. Non c’è un filo di discontinuità, ma anzi: poche città raccontano bene il nuovismo bancario da post-crisi quanto il territorio di Maria Luigia. E a sinistra certamente ci sarà, e racconterà le loro malefatte, combattendole.

 


 

Pordenone


Sciopero Generale USI-AIT/CUB/SiCOBAS 18 marzo 2016 from nestor anarres on Vimeo.



 

Trieste: Sciopero generale e presidio


01cAnche a Trieste, come in molte altre città (fra cui anche Pordenone), si è svolta una manifestazione in occasione dello sciopero generale proclamato da USI-AIT, CUB e SICOBAS. I compagni e le compagne dell’USI-AIT per tutta la mattinata del 18 marzo hanno allestito un presidio in Largo Barriera, per spiegare le ragioni dello sciopero e manifestare contro le politiche del governo sul lavoro e soprattutto contro le politiche di guerra e le spese militari.

 

In Italia la spesa destinata alle forze armate (escludendo i carabinieri) si attesta oggi circa sull’1,5% del prodotto interno e lordo, ma – secondo gli accordi presi all’interno della NATO – è destinata ad aumentare fino al 2%. La spesa per il 2015 è stata di 17 miliardi di euro, di cui ben 4,7 miliardi per l’acquisto di aerei e navi da guerra. Una cifra spropositata, a fronte delle molte lamentele sorte negli ambienti militari per fantomatici annunci di tagli e riduzioni. Tutto questo senza contare la spesa per le missioni all’estero (leggi guerre) che equivale a circa 900 milioni.

 

Mentre i fondi per la sanità e per le scuole vengono sempre più ridotti, le spese militari restano stabili, anche perché il governo si sta preparando, nonostante gli annunci ufficiali, ad una nuova guerra (che in realtà c’è già) in Libia. Gli interessi economici in ballo sono considerevoli, a cominciare dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi da parte dell’ENI.

 

Ma in questo paese c’è un’altra guerra in atto non dichiarata: quella contro i lavoratori e contro gli sfruttati: è una guerra combattuta a colpi di leggi (Jobs Act, Buona Scuola, ecc.) e di accordi con i sindacati di Stato (l’ultimo in ordine di tempo è l’accordo sul Testo Unico di Rappresentanza, firmato con la Confindustria non solo da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ma anche da Cobas e USB), che da una parte legittimano lo sfruttamento e il precariato e dall’altra blindano i contratti nazionali e aziendali, in modo che non si possa levare alcuna voce contraria.

 

A livello locale i maggiori temi affrontati sono stati quelli della sanità e dei servizi educativi. Sul diritto alla salute, la Regione Friuli Venezia Giulia (a guida PD) sta passando come uno schiacciasassi, tagliando posti letto, personale sanitario e interi reparti come la Prima Chirurgica a Cattinara. Sul fronte dei servizi educativi c’è una buona notizia che riguarda la stabilizzazione di alcune decine di colleghi, ottenuta dopo molte pressioni, ma anche, dall’altra parte, la sempre maggior carenza di materiali e di fondi destinati alle attività educative. Da sempre noi chiediamo che i servizi educativi siano equamente finanziati, liberi e gratuiti.

 

A livello di adesioni lo sciopero, secondo i primi dati, ha raggiunto le aspettative, nonostante una copertura mediatica scarsa e distorta e grosse falle nella copertura informativa ufficiale. A livello mediatico quello del 18 marzo è passato quasi esclusivamente come uno sciopero dei trasporti, ed ovviamente sono stati esaltati i disagi e oscurate le motivazioni. Inoltre la comunicazione ufficiale – obbligatoria in caso di attivazione dei contingenti minimi – non è arrivata in diversi settori del pubblico impiego, tanto che è stato necessario sollecitare sia l’ufficio scolastico regionale sia il Comune. Malgrado ciò, a Trieste diverse scuole sono rimaste chiuse e vi sono state adesioni di una certa rilevanza anche nel comparto sanitario e nel trasporto ferroviario.

 

Una giornata di lotta, quella di oggi, che per essere davvero efficace deve essere inserita in un percorso conflittuale, che dimostri in modo chiaro che c’è chi alza la testa e non è più disposto ad accettare in silenzio.

 

Contro le guerre di oggi e di domani, per l’autogestione!

 

Un compagno dell’USI-AIT

 

Altre foto:

 

03

 

04

 

Servizio RaiRegionale

 

#18M Sciopero Generale! Presidio a Trieste from USI AIT on Vimeo.


 

Potrebbero interessarti anche...