7 operai contro la Marcegaglia

Si è conclusa la vertenza dei sette operai della Marcegaglia che, in scadenza del periodo di cassa integrazione, l’azienda non aveva alcuna intenzione di ricollocare al proprio interno.

 

I sette operai per protesta si sono in un primo momento incatenati ai cancelli dell’azienda, successivamente hanno occupato una parte degli uffici della direzione aziendale. Per molti giorni e notti sono rimasti asserragliati all’interno, mentre all’esterno si è formato un Presidio solidale a sostegno della loro lotta, con assemblee, cortei e iniziative varie di controinformazione che si svolgevano in zona e informazioni inviate a livello generale. Uno scontro titanico che è stato paragonato a Davide contro Golia, per i peso gigantesco dell’avversario che avevano di fronte. Ma come Davide i sette operai, anche grazie all’appoggio del Presidio solidale, hanno messo in atto le loro strategie per cercare di colpire il potente avversario nel suo tallone di Achille, soprattutto nella sua immagine, anche se gli organi d’informazione praticano il boicottaggio della comunicazione.

Va dato atto che lo sforzo dei sette operai è stato grande, nel rivendicare la propria dignità e nel coraggio profuso, un esempio importante da sottolineare. Se fosse esteso alle lotte dei lavoratori che stanno conducendo nel nostro paese, ben altrimenti sarebbero i rapporti di forza.

L’azienda a questo punto ha messo in campo tutte le sue pressioni, minacciando di mettere in cassa integrazione interi reparti di lavoratori come conseguenza dell’occupazione dei propri uffici. Il Prefetto a questo punto ha minacciato (il bastone) lo sgombero dando 24 ore di tempo e nello stesso tempo si è reso garante (la carota) di una trattativa conclusiva se terminava l’occupazione degli uffici. Il termine delle 24 ore nella trattativa con il Prefetto si è protratto ad alcuni giorni proseguendo le iniziative nel territorio.

Il lunedì 27 è stata concordata la proposta di smobilitare dagli uffici dell’azienda e di iniziare la trattativa in Prefettura, ma nello stesso tempo è stato deciso di trasferire il Presidio, con tende e striscioni, occupando uno spazio sotto la Prefettura fino al termine della vertenza in corso. Il giorno successivo si è arrivati alla conclusione: per tre operai viene concordato il rientro in azienda, due allo stabilimento vicino ad Alessandria, con il pagamento del trasporto o un’integrazione parziale dell’affitto di casa se decidono lo spostamento abitativo, uno verrebbe integrato nel più vicino stabilimento di Bergamo.

Per gli altri 4 operai, non essendo stato condiviso lo spostamento, si è concordato una buona uscita più due anni di disoccupazione.
Il risultato da parte dei 7 operai e del Presidio solidale è stato ritenuto una importante vittoria, anche in considerazione dei rapporti di forza in campo, da festeggiare nella serata di venerdì 1 luglio nello spazio occupato di via Vicolo Santa Caterina 3/5.

Alle 17 del pomeriggio di martedì 28 giugno il Presidio dei solidali e gli operai che hanno concluso la vertenza si sono spostati in un corteo improvvisato dalla Prefettura fino in via Matteotti dove sotto il Consolato Messicano era annunciata una manifestazione di protesta contro l’assassinio dei maestri in lotta e la repressione messa in atto da quel governo.

E. M.

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