51° anniversario dell’assassinio di Giuseppe Pinelli a Milano

Come preannunciato anche questa’anno, nella serata del 14 dicembre 2020, si è svolta l’iniziativa in ricordo di Giuseppe Pinelli, quest’anno tutta all’aperto per la situazione creata dal covid.

Tra i momenti principali quello dello scoprimento della targa con “via Pinelli” (sotto quella di via Micene). Una replica dello scorso anno per continuare a sostenere la proposta del cambio di via (sono già state raccolte quasi 5 mila firme a sostegno, anche se il covid ha rallentato l’iniziativa). Lo scoprimento della targa è stato fatto anche quest’anno da Claudia e Silvia Pinelli seguito da un loro breve intervento con cui hanno ringraziato i compagni per continuare a sostenere l’iniziativa nel ricordo del padre e nella denuncia di quegli eventi, portando anche il saluto e i ringraziamenti della mamma Licia.

E’ seguito l’intervento di Enrico in cui si dava il senso della rivendicazione della via dedicata a Pino, in quei luoghi dove era vissuto, rompendo la resistenza istituzionale che da una parte ha dovuto riconoscerlo come vittima di strage, ma che è estremamente in imbarazzo nel dedicare un luogo pubblico al suo nome.

Quello che pensiamo sull’assassinio di Pinelli è stato sinteticamente espresso nel comunicato dell’iniziativa stessa. Tutto pianificato a tavolino, sia la strage che le false imputazioni, con la soppressione di Pinelli e l’incarcerazione degli anarchici. Una montatura che il movimento con la controinformazione è riuscita a smascherare, rovesciando il tavolo, per cui gli accusatori sono diventati gli accusati e ancor oggi, più forte che mai, possiamo gridare: Pinelli è stato assassinato! La strage è di Stato!

Pur nel necessario ricordo dobbiamo e vogliamo evitare qualsiasi santificazione del compagno Pino che non merita per le sue convinzioni profondamente libertarie. Per questo ricordiamo la sua umanità, la sua apertura mentale verso la società, soprattutto il suo impegno di lotta anarcosindacalista, come militante nel sindacato storico e libertario dell’Unione Sindacale Italiana. E continueremo a ricordare la sua figura per lo stretto legame che la unisce alle lotte sociali del nostro tempo, come le lotte di resistenza nell’ambito della sanità, duramente colpita dal covid e dal potere.

E’ seguito l’intervento di Angelo di USI del San Raffaele che ha ricordato l’importante sciopero e manifestazione nella stessa giornata negli ospedali di San Carlo e San Paolo contro un contratto interno peggiorativo e per la mancanza di personale, una piaga in tutta la sanità, come il taglio dei posti letti e della rianimazione che ci rende indifesi nella lotta contro il covid; ricordando che nel pomeriggio la mobilitazione si è protratta fin sotto la Regione. Fatto significativo è che i recenti rinnovi dei contrati nella sanità privata sono stati fatti con l’impegno di sostenere il 50% dei costi da parte di quella pubblica attraverso le regioni. La logica è quella di sostenere la sanità privata, che dà profitto, a scapito della sanità pubblica. Il nostro impegno deve essere quello di rivendicare una sanità pubblica, gratuita ed universale per tutti i cittadini.

E’ seguito l’intervento di Ivan dello “spazio micene” a sostegno delle rivendicazioni nel carcere, ricordando la strage compiuta a marzo all’interno dei penitenziari dove 14 persone sono state uccise durante le rivolte scoppiate per la paura del covid, 13 delle quali, secondo la versione ufficiale “per overdose di farmaci” che assomigliano tanto al “malore attivo”. Ma la realtà è che il numero dei positivi al covid è il doppio di chi sta fuori e se ti ribelli sono botte e overdose da farmaci. E si terminava con la richiesta di svuotamento delle carceri per tutti gli ultra settantenni e di ogni detenuto con residuo pena inferiore ai 3 anni.

L’ultimo interventi è stato di Massimo della Federazione Anarchica milanese che ricordava come tutte le stragi, a cominciare da Piazza Fontana, di Brescia, Italicus, di Bologna sono state tutte mirate in risposta delle lotte operaie e studentesche e per mantenere il controllo sugli sfruttati, anche grazie all’utilizzo di leggi repressive, fino ai giorni d’oggi. Uno stragismo sempre in atto, a volte diretto, a volte attraverso forme di controllo, come quella della continua riduzioni delle conquiste e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, con la repressione nelle carceri e nello sfruttamento e stragi contro i flussi migratori indotti dalle politiche degli stati e interessi padronali. Terminava nella rivendicazione di una società di liberi, di uguali, una società autogestionaria.

Poi si è mosso il corteo, quest’anno con un percorso molto breve per la nota situazione che si sta vivendo, accompagnati dal “coro del micene” e delle canzoni della tradizione libertaria. Ci si è fermati sotto la targa che ricorda Pinelli, all’ingresso delle case popolari dove abitava, in via Preneste: dove tra l’emozione generale ed i canti, è stata posata una corona.

Enrico     

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