1° Marzo 2010: Contro il lavoro nero, per la regolarizzazione di tutti i lavoratori immigrati

La rivolta di Rosarno ha drammaticamente portato alla ribalta i perversi ingranaggi del sistema che stanno dietro lo sfruttamento degli immigrati: ricatti costanti per far loro accettare lavoro in nero, paghe miserrime e condizioni di lavoro bestiali, vessazioni da parte dei caporali, ricoveri fatiscenti totalmente privi di servizi igienici, luce ed acqua, nessuna assistenza sanitaria, spesso sotto l’egida della criminalità organizzata.
Da trent’anni a questa parte migliaia e migliaia di immigrati si spostano dalla Calabria alla Campania alla Puglia seguendo il ritmo delle stagioni e delle colture, manodopera maschile a basso costo su cui si è retta l’agricoltura e buona parte dell’economia del meridione. E’ una realtà di cui tutti sono a conoscenza ma su cui nessuno ha mosso un dito, né i governi, passati di centrodestra o di centrosinistra, né le istituzioni politiche locali e nazionali, né gli organismi preposti al controllo.
Quanti padroni e padroncini sono stati puniti, hanno pagato per aver usato manodopera illegale, immigrata e non? Quanti per aver eluso elementari norme di sicurezza che hanno causato la morte di propri dipendenti?
Il Parlamento – adeguandosi alle campagne forcaiole della Lega e della destra più retriva che da vent’anni a questa parte hanno costruito le loro fortune politiche sulla paura e sull’odio per lo straniero – ha varato una legislazione sempre più restrittiva, a partire dalla Turco/Napolitano passando per la Bossi Fini e il recente pacchetto sicurezza sino alle trovate della Ministra Gelmini, che vuole limitare la presenza dei bambini stranieri al 30% in ogni classe per non creare “ghetti”.
E mentre Maroni continua a combattere i clandestini invece di combattere il lavoro nero, non si tiene in nessun conto che il nostro sistema economico ha reclamato negli anni passati migliaia e migliaia di immigrati, meglio se irregolari, perché ricattabili e buoni da sfruttare al massimo, salvo espellerli dal corpo sociale ad ogni accenno di crisi e additarli come i responsabili del disagio e del degrado imperanti nelle nostre città.
Ai lavoratori italiani soprattutto spetta il compito di avviare una grande stagione di lotte che li veda protagonisti insieme ai lavoratori immigrati contro il lavoro nero, per il rispetto dei diritti di tutti, per l’affermazione della dignità di tutti, individuando terreni e interessi comuni.
La difesa di tutti gli immigrati residenti nel nostro paese non è un esercizio di buonismo umanitario ma una necessità: il rispetto dei loro diritti è anche condizione per impedire che vengano usati per indebolire i diritti di tutti gli altri lavoratori.
Tutto ciò non può che partire dai posti di lavoro, dai luoghi materiali dello sfruttamento, da dove cominciare a ricostruire, realmente dal basso e molto concretamente, l’unità di classe e d’azione tra tutti i lavoratori qualunque sia la loro etnia e la loro condizione.
Il sindacalismo di base e conflittuale invita perciò tutti i lavoratori a promuovere assemblee sui luoghi di lavoro e nel territorio, per arrivare il 1° Marzo a mobilitazioni diffuse e generalizzate che, toccando i luoghi dello sfruttamento cui sono sottoposti e del degrado in cui sono costretti a vivere centinaia di migliaia di immigrati, si concludano con manifestazioni pubbliche di denuncia.
Per il lavoro e per i diritti nessuno è straniero
RdB/CUB LIGURIA USI-AIT GENOVA COBAS GENOVA

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