Verso lo Sciopero Generale del 14 novembre

Pubblichiamo il testo integrale – che fa un po’ il punto della situazione – formulato da Enrico Moroni e apparso sul numero 30 di Umanità Nova. redazione


Il teatrino del vertice europeo

Il vertice dei Capi di Stato europei sul tema “Sviluppo economico e occupazione, in particolare giovanile”… era già stato stabilito dal governo Renzi, all’inizio del mandato della presidenza italiana del semestre europeo, per la giornata del 11 luglio a Torino. In quella occasione si era formato, attraverso una pubblica assemblea tenutasi nella stessa Torino, un vasto movimento convergente di opposizione da parte del sindacalismo di base e di aree sociali. Ne era anche seguita la proclamazione dello sciopero per l’intera giornata da parte della Conf. Cobas e dell’ USI – AIT.
All’improvviso quella scadenza è stata annullata con il proposito dichiarato di farla successivamente (si parlava allora alla fine del mandato della presidenza europea). All’improvviso quella scadenza è stata annunciata, pochissimo tempo prima, indicata per l’8 ottobre a Milano. E’ da far presente che nel frattempo è stato preannunciato uno Sciopero Generale per il 14 novembre da parte dell’area del sindacalismo di base. In poco tempo si è messo in moto una iniziativa promossa da Cub, USI – Ait, Usb, Sisa, “opposizione Cgil” e un’area di opposizione sociale a livello milanese per la giornata dell’8 ottobre intitolata “Controvertice dei diritti”. Si è concordato un Presidio in piazza Turr, nei pressi del padiglione dell’ex Fiera, dove sarebbe stato celebrato i l vertice europeo. La Fiom ha promosso una propria mobilitazione proclamando anche sciopero in diverse aziende metalmeccaniche, dandosi appuntamento al mattino alle 9,30 in piazzale Lotto che doveva concludersi con un corteo nella stessa piazza Turr, poi è stata successivamente cambiata la destinazione nella vicina piazza Firenze.

L’USI si è mobilitata diffondendo un proprio comunicato prima e durante il Presidio in cui si definisce “una farsa e una provocazione la conferenza dei capi di Stato europei” che per crescita economica ed occupazione intendono “tagliare diritti ai lavoratori e lavoratrici” praticare “la via dei licenziamenti e della precarietà, che colpisce particolarmente i giovani, del blocco dei salari e delle pensioni, del taglio dei servizi sociali. Una ricetta comandata dalle banche centrali e dalla grande finanzia che impone sacrifici agli strati più deboli della popolazione a vantaggio dei profitti della classe padronale e dei privilegi della classe politica che legifera in tal senso”, invitando “alla mobilitazione e alla ribellione”.

 

L’ 8 ottobre Milano fin dalle prime ore del mattino era in stato di assedio. Polizia e carabinieri con i rispettivi blindati dislocati in ogni angolo della vasta zona presidiata, con vigili urbani ovunque a bloccare le principale strade di accesso ai padiglioni della ex Fiera e dirottare il traffico. Per avvicinarsi solo a piazza Turr ci si è dovuti a lungo intrattenere in un traffico intenso, causato dai blocchi, facendo mille manovre per superarli. La piazza con gli stand, gli striscioni e le bandiere dei sindacati di base e gli interventi amplificati sul tema della protesta, man mano si riempiva. Il massimo del numero si è raggiunto con il sopraggiungere di un corteo dei centri sociali e studenti. Alla fine si potevano contare 700/800 presenze. La piazza era circondata e assediata da ingenti forze di polizia e dei loro blindati. Ad un ceto punto si è deciso di forzare il blocco per avviare un corteo nei dintorni. Dopo una forte resistenza da parte delle forze di polizia, con qualche spintone e tafferuglio, è stato conquistato uno spazio di movimento. Il corteo gridava slogan contro il vertice europeo, contro il governo italiano e contro le forze di polizia. Ma quando si è arrivati troppo vicini al luogo dove si svolgeva la Conferenza europea, la resistenza poliziesca è diventata irremovibile: o scontro o si doveva ritornare indietro, ma per le forze in campo troppo favorevoli alle forze della repressione, si è deciso di rifluire in corteo fino alla piazza di partenza, dove si è conclusa la manifestazione con altri slogan e con un lancio di uova in faccia al presidente del consiglio Renzi, ovvero alla sua foto riprodotta in un apposito cartellone.
La Fiom che si è mossa da piazzale Lotto ha attraversato ha attraversato in corteo, circa due mila manifestanti, una strada nei pressi di piazza Turr procedendo fino al luogo in cui si sono svolti i comizi finali, dove il segretario Landini ha usato toni forti verso il parlamento terminando con un minaccioso “occuperemo le fabbriche” se sarà necessario. Questa inusuale esplosione verbale ci fa chiedere cosa sia mai successo, dal momento che lo Jobs Act ha già da tempo avuto l’approvato con decreti che modificano sensibilmente a favore dei padroni le regole, riducono i diritti e aumentano la precarietà, mentre del progetto del governo di utilizzare i cosiddetti contratti a “dritti crescenti”, che prevedevano l’abbattimento dell’art.18, se ne parlava abbondantemente da tempo, senza che da parte dei sindacati confederali, compresa la Cgil e la stessa Fiom, venissero segnali di forte protesta e contrarietà. Sembra, a questo punto, che si voglia alzare il tiro verbalmente per dare un contentino alla base dei lavoratori/trici sempre più profondamente delusa dalla passiva inerzia dei propri burocrati sindacali. Forse è anche il grido di delusione per il cedimento totale della cosideetta sinistra del PD, in cui sia Landini che la Camusso, che a sua volta ha indetto una manifestazione di protesta nella giornata di sabato 25 ottobre, speravano in una mediazione, come espresso dalla Camusso stessa, che si limitasse solo ai primi tre anni delle nuove assunzioni la sospensione dell’art. 18, come era il progetto originale espresso dallo stesso Renzi.

La peggiore delle leggi dal dopoguerra

Si spengono le luci nel palcoscenico milanese dove si è svolto il vertice europeo e rimane quello che doveva essere: una vera e propria truffa consumata senza vergogna con risultati solo fumose dichiarazioni e minacciosi propositi ai danni dei lavoratori e lavoratrici, pensionati, disoccupati, della parte più debole della popolazione. E’ stato solo un esercizio muscolare per il governo Renzi, per dimostrare la sua veloce capacità di far passare in parlamento la peggiore delle leggi dal dopoguerra in poi: quella di consegnare nelle mani del padronato la più totale libertà (questa bella parola, mai così tanto sporcata) di licenziamento. Renzusconi, un nomignolo che si è conquisto nel campo, ha voluto fare la sua bella figura verso tutti gli altri capi di stato impegnati nella gara a chi fa le peggiori leggi contro la classe lavoratrice. Il sig. Renzi si merita il primo premio dalla associazione confindustriale per aver superato il maestro…Berlusconi. Quello dove non era riuscito a lui, l’azzeramento dell’art. 18 (per ciò che rimane dopo la legge Fornero) è riuscito a Renzusconi: Complimenti! Senza vergogna lo dichiara apertamente: “Basta affidare ai giudici (che è già un terno all’otto) la discrezionalità di stabilire i reintegro di un licenziato. Lasciamo all’obbiettività dei proprietari della aziende tale giudizio”.
Così si realizza il pensiero innovativo del Renzusconi. Quello di raggiungere la parità nella sudditanza tra i lavoratori/trici, eliminando le differenze tra i più precari e quelli maggiormente tutelati, riducendo tutti allo stato di maggiormente precari.
Ben sappiamo qual è l’idea di sviluppo ed occupazione giovanile che ha in mente questo governo. Quella prefigurata dalle nuove tipologie di contratto promosse in occasione del prossimo evento Expo. Occupazione a costo zero, dove ti danno il lavoro, ma non il salario, anzi per la precisione un salario di 1 euro al giorno. Avete capito bene, non è una battuta. E’ questo il modello futuro che sognano questi signori.
E’ semplicemente vomitevole quello che è avvenuto all’interno del PD, con quanta pecorilità si sono adeguati rapidamente al volere del capetto Renzi, in questa corsa sfrenata verso il più selvaggio liberalismo. Sono prontamente saliti sul carro del vincitore, ubriacati dal strepitoso successo elettorale ultimo, dove Renzi con i suoi trucchetti ha superato la quota del 40%. Poco interessa la considerazione che si tratta di dati obbiettivamente non reali se si prende in considerazione il dato che quasi il 50%, mai arrivati a tale proporzione, sono coloro che hanno letteralmente voltato le spalle alle istituzioni e indistintamente a tutti i politici.

Se milioni e milioni vi sembran pochi…

Milioni e milioni di dissidenti che solo se riuscissero a mettere assieme le proprie incazzature basterebbe una semplice “scoreggiata” per spazzar via questi vertici di governi internazionali.
C’è comunque un fiume carsico di protesta che sta emergendo. Dopo le manifestazioni dell’8 ottobre, c’è stato lo sciopero della scuola del 10 ottobre, a Milano migliaia in gran parte studenti hanno manifestato. Il 16 ottobre sciopero per l’intera giornata promosso dai sindacati di base presenti nel settore della logistica, provocando un blocco delle merci a livello nazionale, affiancato da uno sciopero metropolitano dell’area degli arrabbiati, dove si propongono iniziative di protesta e di disubbidienza in tutti campi. Il 18 ottobre si annuncia una importante contro manifestazione a Milano contro la Lega che scende in campo con la destra europeo per rivendicare i loro “valori” razzisti verso gli immigrati.

 

Fino ad arrivare all’importante Sciopero Generale del 14 novembre (Usb si è scostata per farlo il 24 ottobre) del sindacalismo di base e alternativo e l’area dell’opposizione sociale, che prevede un percorso di varie iniziative di lotta e di mobilitarioni.
Diamoci un obbiettivo valido per i prossimi giorni futuri: ogni azienda che chiude, quali che ne siano i motivi, basta licenziare lavoratori e lavoratrici: licenziamo i padroni! Di sicuro non possono produrre senza lavoratori e lavoratrici, mentre si può produrre benissimo senza padroni, indirizzando la produzione non in funzione del profitto, ma dell’interesse generale e sociale.

Enrico Moroni

Pubblichiamo il testo integrale – che fa un po’ il punto della situazione – formulato da Enrico Moroni e apparso sul numero 30 di Umanità Nova. redazione


Il teatrino del vertice europeo

Il vertice dei Capi di Stato europei sul tema “Sviluppo economico e occupazione, in particolare giovanile”… era già stato stabilito dal governo Renzi, all’inizio del mandato della presidenza italiana del semestre europeo, per la giornata del 11 luglio a Torino. In quella occasione si era formato, attraverso una pubblica assemblea tenutasi nella stessa Torino, un vasto movimento convergente di opposizione da parte del sindacalismo di base e di aree sociali. Ne era anche seguita la proclamazione dello sciopero per l’intera giornata da parte della Conf. Cobas e dell’ USI – AIT.
All’improvviso quella scadenza è stata annullata con il proposito dichiarato di farla successivamente (si parlava allora alla fine del mandato della presidenza europea). All’improvviso quella scadenza è stata annunciata, pochissimo tempo prima, indicata per l’8 ottobre a Milano. E’ da far presente che nel frattempo è stato preannunciato uno Sciopero Generale per il 14 novembre da parte dell’area del sindacalismo di base. In poco tempo si è messo in moto una iniziativa promossa da Cub, USI – Ait, Usb, Sisa, “opposizione Cgil” e un’area di opposizione sociale a livello milanese per la giornata dell’8 ottobre intitolata “Controvertice dei diritti”. Si è concordato un Presidio in piazza Turr, nei pressi del padiglione dell’ex Fiera, dove sarebbe stato celebrato i l vertice europeo. La Fiom ha promosso una propria mobilitazione proclamando anche sciopero in diverse aziende metalmeccaniche, dandosi appuntamento al mattino alle 9,30 in piazzale Lotto che doveva concludersi con un corteo nella stessa piazza Turr, poi è stata successivamente cambiata la destinazione nella vicina piazza Firenze.

 

L’USI si è mobilitata diffondendo un proprio comunicato prima e durante il Presidio in cui si definisce “una farsa e una provocazione la conferenza dei capi di Stato europei” che per crescita economica ed occupazione intendono “tagliare diritti ai lavoratori e lavoratrici” praticare “la via dei licenziamenti e della precarietà, che colpisce particolarmente i giovani, del blocco dei salari e delle pensioni, del taglio dei servizi sociali. Una ricetta comandata dalle banche centrali e dalla grande finanzia che impone sacrifici agli strati più deboli della popolazione a vantaggio dei profitti della classe padronale e dei privilegi della classe politica che legifera in tal senso”, invitando “alla mobilitazione e alla ribellione”.

milano 8

L’ 8 ottobre Milano fin dalle prime ore del mattino era in stato di assedio. Polizia e carabinieri con i rispettivi blindati dislocati in ogni angolo della vasta zona presidiata, con vigili urbani ovunque a bloccare le principale strade di accesso ai padiglioni della ex Fiera e dirottare il traffico. Per avvicinarsi solo a piazza Turr ci si è dovuti a lungo intrattenere in un traffico intenso, causato dai blocchi, facendo mille manovre per superarli. La piazza con gli stand, gli striscioni e le bandiere dei sindacati di base e gli interventi amplificati sul tema della protesta, man mano si riempiva. Il massimo del numero si è raggiunto con il sopraggiungere di un corteo dei centri sociali e studenti. Alla fine si potevano contare 700/800 presenze. La piazza era circondata e assediata da ingenti forze di polizia e dei loro blindati. Ad un ceto punto si è deciso di forzare il blocco per avviare un corteo nei dintorni. Dopo una forte resistenza da parte delle forze di polizia, con qualche spintone e tafferuglio, è stato conquistato uno spazio di movimento. Il corteo gridava slogan contro il vertice europeo, contro il governo italiano e contro le forze di polizia. Ma quando si è arrivati troppo vicini al luogo dove si svolgeva la Conferenza europea, la resistenza poliziesca è diventata irremovibile: o scontro o si doveva ritornare indietro, ma per le forze in campo troppo favorevoli alle forze della repressione, si è deciso di rifluire in corteo fino alla piazza di partenza, dove si è conclusa la manifestazione con altri slogan e con un lancio di uova in faccia al presidente del consiglio Renzi, ovvero alla sua foto riprodotta in un apposito cartellone.
La Fiom che si è mossa da piazzale Lotto ha attraversato ha attraversato in corteo, circa due mila manifestanti, una strada nei pressi di piazza Turr procedendo fino al luogo in cui si sono svolti i comizi finali, dove il segretario Landini ha usato toni forti verso il parlamento terminando con un minaccioso “occuperemo le fabbriche” se sarà necessario. Questa inusuale esplosione verbale ci fa chiedere cosa sia mai successo, dal momento che lo Jobs Act ha già da tempo avuto l’approvato con decreti che modificano sensibilmente a favore dei padroni le regole, riducono i diritti e aumentano la precarietà, mentre del progetto del governo di utilizzare i cosiddetti contratti a “dritti crescenti”, che prevedevano l’abbattimento dell’art.18, se ne parlava abbondantemente da tempo, senza che da parte dei sindacati confederali, compresa la Cgil e la stessa Fiom, venissero segnali di forte protesta e contrarietà. Sembra, a questo punto, che si voglia alzare il tiro verbalmente per dare un contentino alla base dei lavoratori/trici sempre più profondamente delusa dalla passiva inerzia dei propri burocrati sindacali. Forse è anche il grido di delusione per il cedimento totale della cosideetta sinistra del PD, in cui sia Landini che la Camusso, che a sua volta ha indetto una manifestazione di protesta nella giornata di sabato 25 ottobre, speravano in una mediazione, come espresso dalla Camusso stessa, che si limitasse solo ai primi tre anni delle nuove assunzioni la sospensione dell’art. 18, come era il progetto originale espresso dallo stesso Renzi.

La peggiore delle leggi dal dopoguerra

Si spengono le luci nel palcoscenico milanese dove si è svolto il vertice europeo e rimane quello che doveva essere: una vera e propria truffa consumata senza vergogna con risultati solo fumose dichiarazioni e minacciosi propositi ai danni dei lavoratori e lavoratrici, pensionati, disoccupati, della parte più debole della popolazione. E’ stato solo un esercizio muscolare per il governo Renzi, per dimostrare la sua veloce capacità di far passare in parlamento la peggiore delle leggi dal dopoguerra in poi: quella di consegnare nelle mani del padronato la più totale libertà (questa bella parola, mai così tanto sporcata) di licenziamento. Renzusconi, un nomignolo che si è conquisto nel campo, ha voluto fare la sua bella figura verso tutti gli altri capi di stato impegnati nella gara a chi fa le peggiori leggi contro la classe lavoratrice. Il sig. Renzi si merita il primo premio dalla associazione confindustriale per aver superato il maestro…Berlusconi. Quello dove non era riuscito a lui, l’azzeramento dell’art. 18 (per ciò che rimane dopo la legge Fornero) è riuscito a Renzusconi: Complimenti! Senza vergogna lo dichiara apertamente: “Basta affidare ai giudici (che è già un terno all’otto) la discrezionalità di stabilire i reintegro di un licenziato. Lasciamo all’obbiettività dei proprietari della aziende tale giudizio”.
Così si realizza il pensiero innovativo del Renzusconi. Quello di raggiungere la parità nella sudditanza tra i lavoratori/trici, eliminando le differenze tra i più precari e quelli maggiormente tutelati, riducendo tutti allo stato di maggiormente precari.
Ben sappiamo qual è l’idea di sviluppo ed occupazione giovanile che ha in mente questo governo. Quella prefigurata dalle nuove tipologie di contratto promosse in occasione del prossimo evento Expo. Occupazione a costo zero, dove ti danno il lavoro, ma non il salario, anzi per la precisione un salario di 1 euro al giorno. Avete capito bene, non è una battuta. E’ questo il modello futuro che sognano questi signori.
E’ semplicemente vomitevole quello che è avvenuto all’interno del PD, con quanta pecorilità si sono adeguati rapidamente al volere del capetto Renzi, in questa corsa sfrenata verso il più selvaggio liberalismo. Sono prontamente saliti sul carro del vincitore, ubriacati dal strepitoso successo elettorale ultimo, dove Renzi con i suoi trucchetti ha superato la quota del 40%. Poco interessa la considerazione che si tratta di dati obbiettivamente non reali se si prende in considerazione il dato che quasi il 50%, mai arrivati a tale proporzione, sono coloro che hanno letteralmente voltato le spalle alle istituzioni e indistintamente a tutti i politici.

Se milioni e milioni vi sembran pochi…

Milioni e milioni di dissidenti che solo se riuscissero a mettere assieme le proprie incazzature basterebbe una semplice “scoreggiata” per spazzar via questi vertici di governi internazionali.
C’è comunque un fiume carsico di protesta che sta emergendo. Dopo le manifestazioni dell’8 ottobre, c’è stato lo sciopero della scuola del 10 ottobre, a Milano migliaia in gran parte studenti hanno manifestato. Il 16 ottobre sciopero per l’intera giornata promosso dai sindacati di base presenti nel settore della logistica, provocando un blocco delle merci a livello nazionale, affiancato da uno sciopero metropolitano dell’area degli arrabbiati, dove si propongono iniziative di protesta e di disubbidienza in tutti campi. Il 18 ottobre si annuncia una importante contro manifestazione a Milano contro la Lega che scende in campo con la destra europeo per rivendicare i loro “valori” razzisti verso gli immigrati.

logo3

Fino ad arrivare all’importante Sciopero Generale del 14 novembre (Usb si è scostata per farlo il 24 ottobre) del sindacalismo di base e alternativo e l’area dell’opposizione sociale, che prevede un percorso di varie iniziative di lotta e di mobilitarioni.
Diamoci un obbiettivo valido per i prossimi giorni futuri: ogni azienda che chiude, quali che ne siano i motivi, basta licenziare lavoratori e lavoratrici: licenziamo i padroni! Di sicuro non possono produrre senza lavoratori e lavoratrici, mentre si può produrre benissimo senza padroni, indirizzando la produzione non in funzione del profitto, ma dell’interesse generale e sociale.

Enrico Moroni

Potrebbero interessarti anche...