Solidarietà autogestita

Report da Macerata

 

L’incontro di venerdì 17 a Macerata, che vedeva al centro del dibattito la solidarietà con le popolazioni ed i territori terremotati, ha visto la partecipazione di decine di compagn* del territorio e di svariat* da diverse parti d’Italia. Dopo la presentazione dell’inizitiva, l’intervento di Kolby, segretario dell’USI presente anche per promuovere l’agenda rossonera del 2017, verte sulle esperienze di solidarietà di base che si sono sviluppate negli anni a partire dal terremoto in Irpinia. Ha parlato della loro esperienza all’Aquila, con “Epicentro Solidale“, della forza e dei limiti espressi, facendo il confronto con il terremoto dell’Emilia, lui vive a Modena e condivide il percorso di Libera.

L’Italia è purtroppo il paese dei terremoti e dei disastri provocati dall’incuria del territorio e dal pressapochismo urbanistico. Ha continuato l’intervento attraverso l’articolazione della proposta di “Solidarietà Autogestita” fatta dall’USI.

I nodi salienti sono: organizzazione attraverso l’azione diretta sia nei luoghi del disastro sia nei territori dove si è presenti per organizzare mutuo appoggio, logistica, ricerca di risorse; dotarsi di strutture permanenti visto il ripetersi degli eventi disastrosi; costruzione di relazioni circolari ed orizzontali, evitando di mettere “cappelli e bandierine“.

Francesco di Arquata spiega quello che sta succedendo nel territorio dove vive, le criticità dell’intervento istituzionale (militarizzazione, trasferimenti delle popolazioni, scarsa volontà nel ricostruire, spettacolo e passerelle di notabili), prosegue sulla volontà e difficoltà nel resistere nel territorio disastrato.
Il mio intervento verte sui criteri di mutuo appoggio che le reti, situazioni ed individualità che fanno riferimento a Genuino Clandestino stanno mettendo in atto, sia rispetto alle situazioni del terremoto che rispetto ad altri ambiti (difesa delle situazioni con criticità, cassa di resistenza, ecc.).

Espongo il progetto “case de paja” per le zone terremotate, fatto di costruzioni con materiali locali, di facile montaggio, ecocompatibili, a basso costo, resistenti e coibentate. Strutture che favoriscono l’autogestione (autocostruzione) e la modalità della scuola/cantiere, con maestranze in grado di lavorare e spiegare ai compa* intervenuti per i lavori. Strutture in grado di essere costruite oltre l’emergenza, come case e ricoveri sani. Concordo con le modalità espresse negli interventi precedenti di incontro tra reti, dove deve vivere chiarezza, rispetto e pari dignità.

Possibilità quindi di coordinarsi, da verificare tra le situazion di riferimento. Dal mio punto di vista l’autocostruzione è una modalità che permette anche alle realtà urbane di inserirsi in rapporto diretto con le realtà rurali : artigianato intorno a sistemi energetici, riciclo di materie prime, meccanica, edilizia, e quant’altro sia in spazi sociali che in “fabbriche recuperate“. Credo che sia necessario continuare l’intervento nel territorio anche per verificare la volontà degli abitanti di realizzare queste autocostruzioni e iniziare percorsi di autogestione. Vedo la necessità di costruire un calendario degli eventi ed una analisi delle priorità (materiali, risorse cash ed iniziative per realizzarle, chi partecipa sul posto, logistica ecc.).

Prosegue un compagno di GenuinoValsusino, nodo territoriale anche loro aderenti a GC. Il suo intervento verte sul rapporto grandi opere ed emergenze, controllo autoritario del territorio e resistenza delle realtà locali. Praticamente parte della loro storia nel rapporto tra NO TAV e costruzione del senso di comunità ed autogestione.

Gegè di Semintverrati, altro nodo di GC, interviene sull’esperienza che si sta costruendo a Bolognola, paese distrutto dal terremoto, in rapporto alla situazione degli allevatori, la loro necessità di proteggere gli animali, di produrre formaggi, la necessità di distribuirli, il rapporto con l’amministrazione, la protezione civile ed i problemi incontrati. Pur nel disastro la situazione è in movimento, e si comincia a capire come costruire autodifesa ed alternative, anche se le difficoltà sono molteplici.

Interviene Mario, è residente a Tolentino anche se anche lui, come me, è originario del Lazio orientale. Lo conosco da una 30ina d’anni ed è un “mastro” per le opere in bioedilizia. Approfondisce ulteriormente le caratteristiche tecniche, fa presente le modalità di ricostruzione ufficiali ed i loro limiti,chiarisce le difficoltà nel rapporto con le istituzioni, da la sua disponibilità per la costruzione dell’eventuale gdl.

Si arriva alle sintesi ed agli appuntamenti: il primo app. è a Bolognola, l’11 marzo, dove tra le altre cose da fare si inizierà la verifica con i residenti sul progetto. È probabilmente la situazione più promettente. Le altre località dove si è presenti hanno, nel momento attuale, delle criticità maggiori ma si verificherà nel percorso del “progettare nel fare“. Una prima sintesi è sulla necessità di ricostruzione di comunità/collettività ed il loro rapporto con l’autogestione. Si fa riferimento alla storia sociale ed architettonica di Macerata, dove c’è un intero quartiere ottocentesco costruito in “terra cruda“, anch’essa tecnica di bioedilizia.
La serata continua con capannelli e socialità, saluti e ringraziamenti per la serata e l’ospitalità. Ho preso solo qualche appunto e spero di aver reso il senso della splendida serata.

Chi può/vuole integri.

A presto, aloa bak

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