Sgomberata dalla polizia la sede CNT di Saragozza

Pochi mesi prima del colpo di stato franchista del 19 luglio 1936 si svolse, a Saragozza, il congresso nazionale della CNT al quale parteciparono centinaia di delegati.

All’indomani del colpo di stato militare la città fu totalmente occupata dalle milizie golpiste e – nonostante i tentativi di liberarla – sperimentò, per prima, la feroce repressione fascista con arresti indiscriminati, fucilazioni di massa, deportazioni e distruzione delle sedi.

Questo è il prologo ma veniamo al presente.

Il Ministero del Lavoro e della sicurezza sociale del Partito popolare ha proceduto allo sgombero coatto dello spazio riservato alla CNT, inaugurato il 1° maggio scorso in via Andrés Gurpide No. 3 a Saragozza. Tale spazio era stato destinato al sindacato libertario per riscontrare l’obbligo giuridico che lo Stato spagnolo ha assunto nei confronti degli organismi sociali che hanno avuto il proprio patrimonio economico/sociale/culturale distrutto dalla violenza franchista, in base alla legge 4/86 (riaffermata da una sentenza della Corte costituzionale del 1992), cedendo spazi di agibilità sociale alla CNT in questa città e quindi porre fine alla discriminazione che il sindacato libertario ha patito in tutti questi anni.

Giovedi 12 febbraio 2015 alle ore 18,30 c’è stato l’intervento massiccio dell’Unità intervento di polizia (IPU) che – dopo aver intimato alle persone che si erano radunate lì di abbandonare il locale – ha eseguito un ordine di sfratto emessa dal magistrato locale n ° 4 di Saragozza.

 

Ancora una volta lo Stato disattende gli impegni giuridici presi e fa ricorso alla violenza, alla repressione e alla negazione dei diritti dei lavoratori autorganizzati.

 

Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà umana e sociale ai compagni spagnoli rammentiamo che anche in Italia – e più specificamente a Parma – lo Stato disattende gli impegni (giuridici oltre che verbali) presi e continua a negare alla sezione USI-AIT di Parma lo spazio di agibilità sociale che gli spetta di diritto dal momento che l’USI-AIT è, forse, l’organismo sociale che più di ogni altro, in Italia, ha patito la violenza fascista.

 

 

E’ appena il caso di rammentare che – in Italia come in Spagna – la lotta per la riaffermazione dei diritti dei lavoratori non si fermerà.

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