PIETROGRADO 1917 BARCELLONA 1937

Scritti scelti di Camillo Berneri

PIETROGRADO 1917

BARCELLONA 1937

A cura di

Pier Carlo Masini e Alberto Sorti

In appendice: Il caso Berneri

 

Questa raccolta di scritti di Camillo Berneri definisce e illustra l’atteggiamento di un intellettuale-militante anarchico davanti alla rivoluzione russa, al bolscevismo al potere, agli sviluppi della politica comunista, alla società sovietica durante l’epoca staliniana.

Le date sono illuminanti. La raccolta occupa un ventennio: dalla primavera del 1917 (la prima eco della rivoluzione di febbraio nell’ambiente della sinistra italiana) alla primavera del 1937 (gli ultimi rintocchi della campana libertaria in terra di Catalogna).

Nel 1917 Camillo Berneri ha vent’anni, ha già fatto e superato una intensa esperienza politica e giornalistica nelle file della gioventù socialista e ha scelto il suo definitivo posto di combattimento: con gli anarchici, contro la guerra imperialista, per la rivoluzione sociale. Nel 1937 ha quaranta anni, è nel pieno rigoglio delle sue forze intellettuali, con un passato di lotte antifasciste, con un alto prestigio fra i suoi compagni, fra gli esuli italiani, presso lo stesso movimento libertario spagnolo.

Aveva cominciato nel ’17 a scrivere, a proposito di Lenin, sul foglio sindacalista rivoluzionario Guerra di classe; e conclude la sua attività di propagandista e di pubblicista, scrivendo, a proposito di Stalin, su un altro Guerra di classe, il giornale dei volontari anarchici in Spagna, da lui diretto e fondato a Barcellona.

Il suo itinerario politico – dall’ammirazione e dalla solidarietà con la rivoluzione russa, alla critica, alla polemica, alla opposizione contro la degenerazione staliniana – è quello di un gran numero di altri intellettuali suoi contemporanei: pensiamo a Alfred Rosmer in Francia, a Ignazio Silone in Italia, a Fritz Brupbacher in Svizzera, a Victor Serge in Russia, a Max Eastman in America.

Con questo di eccezionale e di esemplare: che egli porta fino all’estrema conseguenza di verità la sua resistenza bifronte al fascismo e allo stalinismo e brucia la sua vita nel fuoco che da due parti stringe Barcellona nel maggio 1937. La sua morte non è un accidente, ma un fatto storico, impregnato della necessità e della logica dei grandi fatti storici. È un simbolo del dramma spagnolo e del più grande dramma europeo nell’interguerra, fra rivoluzioni, controrivoluzioni e dittature.

Si era formato alla scuola di tre grandi maestri dello umanesimo socialista: Prampolini, da cui aveva derivato il senso etico della vita e l’impegno morale nell’azione politica, Salvemini, da cui aveva appreso l’interesse scientifico per i problemi sociali e la diffidenza per i dogmi, Malatesta che aveva dato al suo pensiero la definitiva impronta libertaria.

Salvemini, l’unico che gli sopravvisse, scrisse di lui: «Aveva il gusto dei fatti precisi. In lui l’immaginazione, disciolta da ogni legame col presente, in fatto di possibilità sociali, si associava a una cura meticolosa per i particolari immediati nello studio e nella pratica di ogni giorno. Si interessava di tutto con avidità insaziabile.

Mentre molti anarchici sono come le case le cui finestre sulla strada sono tutte murate (a dire il vero, non sono i soli!) lui teneva aperte tutte le finestre» (Gaetano Salvemini, Donati e Salvemini in Il mondo del 3 maggio 1952). (dall’introduzione alla prima edizione – del 1964 – di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti).


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TRATTO DA: Pietrogrado 1917 Barcellona 1937: scritti scelti / di Camillo Berneri; a cura di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti; in appendice: Il caso Berneri. – Ragusa: La Fiaccola, 1990. – 258 p.; 16 cm. – Ristampa dell’ed.: Milano, Sugar, 1964.

CODICE ISBN FONTE: mancante

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 12 dicembre 2015

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