Note lombarde dall’epidemia Coronavirus

IL TRACOLLO DEI SERVIZI CIMITERIALI LOMBARDI

Ha molto colpito il video del 18 marzo 2020 girato a Bergamo, in cui si mostra una colonna di 11 autocarri militari, che trasportano bare di morti dal cimitero cittadino verso altri forni crematori del nord Italia.

Per chi non aveva ancora compreso che la malattia indotta dal virus SARS-CoV-2 causa molti morti, è stato come un risveglio di soprassalto. Nella demenzialità di video, frasi, immagini, che gira(va)no in internet, si è perfino visto qualche mestatore che ipotizzava una falsità del video, una voluta drammatizzazione della situazione, un uso strumentale dello stesso.

Purtroppo era tutto verissimo e passati alcuni giorni da allora, con il ripetersi di altri analoghi trasporti, dovrebbe essere chiaro a tutti di quale sia la situazione, compreso ai complottisti, che alla fin fine offrono solo la soluzione di governi forti…

Se si volesse essere puntigliosi, si potrebbe al limite disquisire sull’uso strumentale del filmato. Mi limito ad evidenziare che il “filmato più completo” del corteo di questi autocarri, è ripreso con tutta evidenza dall’alto di un condominio; se qualcuno avesse voluto crearne uno ad effetto, avrebbe potuto effettuare riprese ben più efficaci.

Certo che tali immagini mandano messaggi, come qualsiasi altre  che non siano banali, a maggior ragione se si analizzano nei loro dettagli, se si fanno riflessioni in merito; ma se non vogliamo limitarci alle mere speculazioni, che possono servire per socializzare al bar o poco altro, ed invece volessimo trarre una lezione fattuale da queste immagini, esse ci stanno dicendo che oltre le strutture sanitarie, anche i servizi cimiteriali sono stati travolti!

E’ scontato che di fronte ad una epidemia che causa un aumento considerevole di deceduti, (si parla in bergamasca di circa 5 volte più della media, ma è un dato molto variabile da zona a zona e da consuntivare a fine anno) qualsiasi struttura rischi di cedere; il problema è che i servizi cimiteriali di Bergamo e di molti altri comuni lombardi hanno ceduto in pochi giorni. 

Il forno crematorio di Bergamo, seppur ampliato in questi ultimi anni (passato da una a due linee di cremazione) era, prima sicuramente ed oggi probabilmente altrettanto, inadeguato al fabbisogno, rispetto al numero di “utenti”, si tenga conto che parliamo di un bacino di più di 1.100.000 abitanti!

La variabile più importante da valutare per l’installazione di un forno crematorio, è la percentuale di defunti (rispetto la quantità media annuale) che desiderino essere cremati; se tale percentuale giungesse al 50 % (non sarebbe cosa difficile con un minima diffusione di consapevolezza in merito; attualmente ammonta circa al 30 % ed è in continua ascesa da decenni, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, periodo in cui la chiesa cattolica ha di fatto rimosso il suo diniego alla diffusione della prassi crematoria) e si ipotizzi una mortalità media dell’1% anno, rispetto agli abitanti, si arriverebbe ad una necessità crematoria di 5500 bare/anno; se si stima una capacità di cremazione massima di una bara ogni 2 ore, moltiplicata per le 2 linee, per un turno di lavoro di 8 ore, per 260 giorni lavorativi annui, si  arriva ad un numero di solo 2080, quindi per sopperire alla necessità ipotizzata, si dovrebbe lavorare a pieno regime almeno su 2 turni…

Certo è che oggi il crematorio di Bergamo lavora 24 ore al giorno e non basta… così come non bastano i crematori lombardi, visto che le bare sono state portate fuori regione!

Per proporzionare adeguatamente tali impianti si deve tener conto anche dei fermi per manutenzione, guasti, situazioni di calamità, tipo quella attuale, a cui con tutta probabilità nessuno ha mai pensato. Insomma le valutazioni possono essere molte, ma in generale possiamo affermare che sono sottodimensionati, sia a livello provinciale che regionale e probabilmente anche in altre zone d’Italia.

A riprova di tale inadeguatezza impiantistica, si sappia che non era raro inviare in cremazione cadaveri di defunti bergamaschi verso forni crematori di altre provincie lombarde (Como, Sondrio, Lodi) o addirittura fuori regione (Novara, Piacenza, Venezia) soprattutto per i morti nei comuni non limitrofi al capoluogo, inoltre le provincie di Lecco e Monza Brianza sono ancora prive di crematori funzionanti.

La cremazione fuori dalla provincia bergamasca, viene poi praticata regolarmente per quanto riguarda i resti mortali provenienti dai lavori di esumazione/ estumulazione cimiteriali, spesso addirittura in impianti fuori regione.

Tale inadeguatezza impiantistica a cui si deve aggiungere quella organizzativa, va denunciata, ne vanno comprese le motivazioni, per trovarvi risoluzioni soddisfacenti e durature.

Una questione da evidenziare è che l’autorizzazione all’impianto e gestione dei forni crematori è una competenza regionale; pertanto se vi è una carenza non può essere, in via primaria, che della Giunta Regionale Lombarda. Tenuto conto che la regione Lombardia è da 20 anni a guida Forza Italia – Lega (Lombarda – Nord – ecc.) , le responsabilità non possono che ricercarsi tra essi; l’onore di essere eletti, l’onere di rispondere di ciò che si è amministrato, di aver preso o non preso decisioni e per quale motivo.

Attualmente in regione vi sono solo 12 siti di cremazione e sono evidentemente insufficienti.

La questione di dotare strutturalmente il territorio regionale di un adeguato numero di crematori, non è solo una questione di calcoli di proporzionamento, si tratta in realtà soprattutto di definire quale debba essere il rapporto tra il territorio abitato e l’infrastruttura cimitero.

In Italia si vedono certi comuni che continuano ad ampliare i cimiteri facendoli diventare cittadelle, senza magari avere neanche incrementi considerevoli di abitanti, altri, più oculatamente, hanno posto in atto soprattutto in questi ultimi tre decenni una rigorosa politica sulla scadenza delle concessioni posti cimiteriali (mediamente 30 anni), in modo che non siano prorogabili e pertanto con obbligo di esumazione/ estumulazione.

Prediligere una scelta di ampliamenti cimiteriali piuttosto che di svuotamenti e riuso ciclico, ha ricadute, come si può ben intuire su varie filiere: edile, lapidea e servizi funerari. Più vi è una modalità di riutilizzo dei posti cimiteriali, meno vi è consumo di territorio, potenzialmente meno opere edilizie, riduzione d’uso di lapidei vergini.

Il flusso economico che ruota direttamente attorno alla sepoltura si può ipotizzare nella sola regione Lombardia, pari a 700 milioni di euro, probabilmente per difetto, a cui si devono aggiungere tutti i costi di: gestione delle strutture cimiteriali e dei i vari impianti e servizi connessi, gli ampliamenti, le ristrutturazioni edili, ecc.; si può stimare verosimilmente un giro di affari totale che ruota attorno ai 2 miliardi di euro anno.

Pertanto è evidente che preferire, agevolare la modalità della cremazione piuttosto che l’inumazione/ tumulazione significa scontrarsi con certi interessi e avvantaggiarne altri.

E’ in tali interstizi decisionali che si estrinseca l’enorme peso economico dei partiti, dove si creano le clientele che possono far fluire sostanziose somme di denaro nelle casse di alcuni “politici”. Il fatto che solo in questi ultimi decenni sia aumentata la cremazione, scelta complessivamente più economica, non è stata dovuta solo a uno sforzo di superamento del tabù religioso-culturale che prediligeva  l’inumazione/ tumulazione, ma è anche una prassi che si è scontrata e si scontra contro le influenze e pressioni di quegli imprenditori che avevano ed hanno i loro interessi soprattutto nella scelta più conservatrice e più costosa dell’inumazione/ tumulazione, spalleggiati probabilmente da certe figure dell’apparato ecclesiastico cattolico…

Quanto ha influito ciò nel rallentare la costruzione in Lombardia e non solo, di un maggiore numero di crematori? Ed oggi, quali sono le pressioni, gli scontri all’interno della maggioranza politica al potere, per scegliere dove, a chi far costruire ed a chi affidare la gestione di nuovi crematori?

Sono domande retoriche, la cui risposta consapevole ci deve portare a dire inequivocabilmente, che sicuramente le pressioni sono state e sono fortissime, perchè stretti sono i contatti tra imprenditori, le loro lobbies e gli amministratori politici, lungo tutta la trafila legislativa, dal parlamento nazionale, alle regioni, fino a livello comunale con i regolamenti di polizia mortuaria e altre disposizioni,  che pur ultime in ordine di importanza, hanno ricadute economiche non secondarie!

Un altro esempio notevole del turbinio di denaro che si muove nel settore, è la creazione e il ricorso sempre più diffuso alle sale di commiato, spesso private, di proprietà delle ditte di servizi funerari, le quali investono centinaia di migliaia di euro e in alcuni casi milioni, per la loro realizzazione, evidentemente con buoni ritorni economici, mentre “stranamente” solo pochi comuni riescono ad allestire camere mortuarie (che in realtà dovrebbero già esistere in ogni cimitero medio – grande) dignitose, in cui svolgere le medesime funzioni, gratuitamente o a prezzi molto contenuti; è naturale pensare che questo lasciare campo libero alle ditte private, sia deliberatamente fatto per agevolare i loro affari e averne, per qualcuno, ritorni di “riconoscenza”.

Nei servizi funerari non è certo un mistero, tra l’altro, che vi siano infiltrazioni della malavita organizzata, con tutte le implicazioni connesse; inoltre si sta assistendo da anni all’agglomerazione in gruppi di varie imprese, con il pericolo palese della creazione di cartelli d’interessi, che invece che offrire ai cittadini servizi a prezzi concorrenziali, concordino tra essi, più o meno fraudolentemente, prezzi maggiorati o altri accordi di sottobanco.

Per ovviare alle problematicità esposte è auspicabile che: a) si creino anche delle società pubbliche e cooperative (vere) che offrano servizi funerari a prezzi concorrenziali rispetto alle ditte private; b) i crematori siano a totale gestione pubblica; c) si creino adeguate aziende pubbliche per la gestione dei servizi cimiteriali o vi provvedano direttamente gli enti comunali ove fattibile per dimensione, con parità stipendiale tra gli addetti per mansioni simili, evitando con attenzione che si creino e alimentino ipertrofiche burocrazie politiche, (Direttori, Consigli di Amministrazione, Revisori Contabili, ecc.) che come spesso è accaduto, scambino un servizio a favore della comunità, per mangiatoia da cui famelicamente ghermire denaro senza controlli e creare clientelismo politico dove piazzare accoliti e raccomandati.

Per creare tali aziende pubbliche addette alla gestione dei servizi cimiteriali è d’obbligo che si ricorra a concorsi d’assunzione, vi siano verifiche che valutino nel tempo i servizi erogati e la loro corretta economicità per i cittadini; che i lavori vengano svolti da personale interno con contratto regolare e stipendio dignitoso, che i dipendenti siano professionalizzati per poter svolgere i lavori cimiteriali in adeguata sicurezza, sia dal lato igienico/ sanitario, che operativo. Lavori che oggi spesso vengono svolti in condizioni critiche visto la vetustà di molte strutture cimiteriali, della poca chiarezza dei confini operativi e di responsabilità tra: competenze comunali, servizi funerari, servizi cimiteriali e tutta una pletora di lavoratori chiamati al bisogno a collaborare per svolgere le necessarie operazioni.

Tenuto conto che normalmente i cimiteri sono di proprietà comunale, ma che tali enti, per la loro stragrande maggioranza, hanno dimensioni che non gli permettono di avere personale da dedicare e professionalizzare alle attività cimiteriali, è auspicabile, come detto, che si creino aziende pubbliche sovra comunali, a cui obbligatoriamente i comuni tra essi confinanti aderiscano, dando vita a bacini d’utenza adeguati sia per numero di abitanti che di estensione territoriale, indicativamente non meno di 100000 abitanti, in modo da creare aziende che abbiano almeno una trentina di dipendenti, addetti in via primaria alle operazioni sopraddette, ma adibiti anche alle operazioni accessorie di gestione dei cimiteri, quali: tutte le pulizie interne, taglio del verde, gestione delle luci votive, manutenzioni varie.

La grave crisi operativa di molti cimiteri che si è vista nel frangente dell’attuale epidemia, è dovuta appunto alle carenze sopraddette; è bastato che qualche addetto si ammalasse (ed è stato facile ammalarsi viste lo stato organizzativo generale e le scarsezze di mezzi a disposizione) che non si è più riusciti nemmeno ad allocare i defunti…

Anche dei crematori, auspicabilmente potenziati, si dovrà naturalmente usufruire in una logica di bacini e localizzati in modo da ottimizzare i trasporti ed il loro utilizzo, siano a gestione pubblica, preferibilmente interni ad una stessa azienda di gestione di servizi cimiteriali, applicando comunque a tutti i medesimi costi.

L’obbiettivo finale dovrebbe essere che le ditte di servizi funerari (private o di altra fattispecie) chiamate dagli utenti, svolgano il loro operato terminandolo con la consegna all’entrata del cimitero della bara o dell’urna cineraria, queste dovranno essere prese in carico e sistemate ove prescelto, in base alla concessione comunale, dal personale della azienda pubblica di servizi cimiteriali addetta alla gestione del cimitero.

I marmisti dovranno fare solo i loro lavori specifici e lo stesso per le altre ditte specializzate, che saranno sempre chiamate all’interno dei cimiteri, ma a svolgere solo lavori di loro competenza, (es. edili, idraulici, elettrici, gestione elevatori, ecc.) pagate direttamente dai privati concessionari di tombe, cappelle, ecc. o dagli enti committenti.

Il Comune quale proprietario del cimitero, dovrà sovrintendere con le autorità mediche competenti, la collocazione del defunto nella bara e relativa sigillatura, la gestione dell’anagrafe, l’arrivo fino al cimitero, anche mediante corteo funebre, la concessione del luogo di collocazione, l’aggiornamento delle planimetrie digitali e cartacee del cimitero e la messa a disposizione del pubblico di adeguati mezzi di indicazione della localizzazione nello stesso dei defunti per nominativo, sorveglianza attiva generale del buono stato di conservazione del cimitero e di tutte le operazioni svolte al suo interno, rimanendo responsabile di tutta la manutenzione straordinaria, delle modifiche strutturali ed impiantistiche, della programmazione delle esumazioni/ estumulazioni, della riscossione: delle concessioni, dei canoni dell’illuminazione votiva, dei costi di inumazione/ tumulazione ed esumazione/ estumulazione; in modo che sia l’unico referente a cui il cittadino debba rivolgersi per effettuare pagamenti, ad esclusione del servizio funebre, a se stante. Pagamenti che dovranno essere tariffati per voci, in modo che il cittadino sappia anticipatamente, in base alla richiesta di operazioni tipiche, la somma totale che dovrà versare.

Sarebbe utile inoltre che a monte si chiarisse quali siano in generale i costi a carico della fiscalità generale ovvero comunale ed i costi a carico del privato, in modo da eliminare disparità di trattamenti ed evitare l’agitarsi d’interessi di ogni tipo.

A loro volta i comuni provvederanno a versare alle loro aziende pubbliche di riferimento, sia i costi tariffati che preordinati, per ogni operazione svolta e per tutti i lavori di gestione, manutenzione o particolari, che vorranno far svolgere ad esse.

Vista la particolarità dei lavori di esumazione/ estumulazione sarebbe utile dedicare particolare formazione e supporto agli addetti a queste mansioni, (oggi si vede di tutto e tutti fanno finta di non vedere, basta che tali operazioni vengano in qualche modo svolte… poi si trovano pezzi di bare abbandonate in discariche abusive invece che portate all’incenerimento, per risparmiare e lucrare…) creando squadre specializzate interne alla aziende pubbliche, in modo che non vi siano persone costrette tutti i giorni, per tutta la vita lavorativa, a fare il medesimo ingrato lavoro, ma vi sia una certa alternanza, anche per un alleggerimento del carico psicologico.

Spero che un tale contributo stimoli anche altri a controllare l’operato dei politici e di tutti gli attori economici di questo settore, in modo che vi sia una sua ristrutturazione con la creazione razionale su tutto il territorio nazionale di aziende pubbliche di servizi cimiteriali che possano realmente gestire decorosamente i cimiteri, in grado di rispondere adeguatamente anche alle situazioni eccezionali, con ricadute positive sui lavoratori del settore stesso e sui servizi erogati ai cittadini, sia da un punto di vista qualitativo che di equità economica.

 

Lombardia 28-03-2020

Ex lavoratore pubblico, sindacalista, anarchico, “democraticamente” demansionato dal sistema.

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