Nessun essere umano è illegale!

I MISERABILI RIAPRONO I CPT

Nei giorni precedenti alla fine dell’anno il nostro Paese ha fatto un salto indietro di circa vent’anni nell’ambito dell’esercizio delle libertà individuali e del rispetto dei diritti umani, vent’anni di leggi d’emergenza che ogni volta materializzavano le pulsioni profondamente superficiali di un paese che non è più in grado di prendere in mano la propria vicenda e condurla verso un nuovo umanesimo necessario.

Più di vent’anni fa la legge dell’allora governo “progressista”, nominata Turco/Napolitano, come le menti sadiche che l’hanno pensata, tentava per la prima volta di normare il fenomeno dello spostamento di esseri umani da uno stato all’altro, inserendo per la prima volta dopo il ventennio fascista meccanismi repressivi e strutture di custodia che con il tempo si sono rivelate vere e proprie carceri razziali, in deroga ai trattati internazionali e alla Costituzione.

I CPT, acronimo di Centri di Permanenza Temporanea, dove venivano ammassati i migranti privi di documento di soggiorno per poi essere rimpatriati, nel giro di pochi mesi si trasformarono in veri e propri Lager presidiati notte e giorno da forze dell’ordine e gestiti dalla croce rossa: al loro interno nessuna figura di supporto per i Detenuti.

In questi anni, metà degli anni 90 le organizzazioni per i diritti dei migranti, spazi sociali autogestiti riuscirono attraverso la loro pressione a denunciare e a documentare ciò che avveniva la dentro, rappresentando prima all’opinione pubblica poi ai detenuti la situazione drammatica dei centri di detenzione in oggetto.
La legge prevedeva il trattenimento del migrante per un massimo di 1 mese, il tempo di organizzarne il rimpatrio, ma presto per diversi motivi – tra i più rappresentativi il sovraffollamento e l’assenza di patti bilaterali stabili con i paesi di provenienza dei migranti – il tempo di detenzione poteva superare l’anno. Strutture illegali (dichiarazione del consiglio d’Europa) di questo tipo vedevano quadruplicare la presenza di migranti in relazione all’effettiva capienza. Erano all’ordine del giorno l’isolamento dei più turbolenti e il trattamento farmacologico come cura di depressioni, esplosioni d’ira o semplicemente la ribellione ad una ingiusta detenzione. Omosessuali, transessuali venivano detenuti nei settori maschili dando il via a squallidi episodi di violenza di gruppo e chi più ne ha più ne metta. Ripetute furono le azioni e le manifestazioni dei movimenti che si concludevano a pochi passi dai CPT, represse ogni volta dalla Polizia, numerose le sommosse e gli scioperi dei migranti all’interno dei centri; più si faceva forte all’esterno l’indignazione, più i migranti prendevano forza e si organizzavano per mettere fine ad una vergogna di Stato.

Ricordo ancora una delle ultime manifestazioni. Avevo meno di vent’anni quando una moltitudine di persone avanzava pacifica verso quella galera mascherata e da dentro si sentivano rumori di pentole battute, di ferri grattati, in mezzo la Polizia che non sapeva dove tirare i lacrimogeni, poi una volta dispersi i manifestanti all’interno del centro scoppiò una forte rivolta: da lontano si vedevano colonne di fumo e lampeggianti della polizia e delle ambulanze che andavano e venivano. Quel giorno, quando tutto fu sedato, una delegazione dei manifestanti entrò in quel luogo e pochi giorni dopo sulla scorta della vergogna ormai diventata di dominio pubblico il governo di allora mise fine ai CPT.

Ci pensò il governo delle destre con la riforma Bossi Fini e poi quella di Calderoli a riproporre strutture simili denominate CIE, acronimo di Centri di Identificazione ed Espulsione. Questi furono più lungimiranti ed oltre a continuare nel solco dei vecchi CPT legalizzarono la detenzione prolungata attraverso il famigerato Pacchetto Sicurezza che consentiva la detenzione di non detenuti fino a 6 mesi prima del rimpatrio.

Nel frattempo diedero il via all’ennesima pagina nera della nostra storia introducendo i respingimenti in mare con l’uso della forza delle nostre navi militari, tutto mentre il medio-oriente veniva destabilizzato dei vari servizi segreti e dalle guerre umanitarie. Berlusconi beveva chai e mangiava gobbe di cammello con il suo amico Gheddafi che da li a poco avrebbe aperto le stesse strutture finanziate dall’Italia sulle coste Libiche, per il concetto per cui vanno aiutati ma a casa loro.


Una nuova e rapidissima rivoluzione industriale quella di Internet.


Destabilizzazioni e instabilità dei mondi detti terzi lentamente ci hanno portato ai giorni nostri in cui non solo i migranti continuano a spostarsi ma sono aumentati. A nulla sono servite le politiche protezioniste e muscolose dei paesi europei, a nulla i muri e le pallottole sparate dalle coste spagnole sui barconi e milioni di persone spingono per entrare e non serve criminalizzare un’intera categoria di persone insinuando il dubbio dell’invasione terrorista per plasmare un’opinione pubblica addormentata. Questo processo non avrà fine fino a quando non esaurirà la sua forza.

Oggi 2017 il governo con decretazione urgente promulga una legge lampo per cui riesuma i vecchi CPT. A far da contorno all’innovativa strategia anti migranti la finta indignazione dei nuovi progressisti che non chiedono di fermare la detenzione d’innocenti ma di rendere queste galere rispettose dei diritti umani. Un ossimoro ridicolo. Cosa possono avere di umano delle carceri per stranieri, a maggior ragione dopo che il reato di clandestinità è stato abrogato dal nostro ordinamento? Se non è reato essere clandestini cos’è reato: essere neri o mussulmani? Tutto ciò avviene perchè noi da sempre deleghiamo la sicurezza della nostra cosiddetta civiltà e lasciamo che spersonalizzino intere categorie di esseri umani in carne ed ossa sostituendoli con simboli e stereotipi che lentamente ci impediscono di vedere quello che realmente sono ovvero uomini e donne di serie B.

Come dovremmo accogliere la notizia dei rimpatri forzati e della creazione di carceri con favore? Veramente tutto ciò ci rende più sicuri e potrà preservare in eterno i privilegi di cui viviamo a scapito della subalternità e della miseria di intere fette di questo pianeta? Credo che piano piano vedremo ridimensionate le nostre vite, mutati i nostri stili di consumo, ci sentiremo derubati di risorse e benessere, ma sarà inevitabile che ciò avvenga, abituiamoci all’idea. Questo processo di globalizzazione, che perdio, non vale solo per le merci ma deve valere anche per le persone a mio avviso è inarrestabile ed è il frutto del modello socio economico imperante che va sotto il nome di neo-liberismo espressione violenta del Capitalismo d’inizio secolo.

Il rischio più grande però a mio avviso l’abbiamo già corso. Ci stiamo lentamente allontanando dalla dimensione di esseri che riescono a provare emozioni in questo ambito, assuefatti alle tragedie che si consumano in nome della sicurezza in un paese che si dichiara ancora democratico, non vediamo più questi esseri umani con gli stessi occhi con cui li avremmo visti solo dieci anni fa, siamo anche noi ingoiati da questa nebulosa terrificante che ci spinge a sospettare, a prendere distanze a pensare che in nome della nostra finta tranquillità si possano umiliare e distruggere altri uomini, ci sentiamo dopo più di mezzo secolo in guerra e più ci abituiamo a quest’idea più la guerra si avvicina a casa nostra.

È questo il punto, davanti ad un processo inarrestabile l’unica cosa che mi sento di fare è non abituarmi mai e poi mai all’idea che siamo in guerra, non abituarmi all’idea che al di la del mare ci sono i miei nemici, non abituarmi al lessico del potere che trasforma tutto in contrapposizione, io resto umano è continuerò a guardare ogni individuo come se lo avessi davanti senza spersonalizzazioni senza stereotipi, è questa la nostra resistenza è questo su cui dobbiamo spostare i nostri sforzi, senza mai abituarci all’idea di essere in guerra anche se un giorno la guerra busserà davvero alle nostre porte.

Nelle barche esseri umani, nei CPT gli stessi esseri umani, nelle comunità esseri umani, aggrappati ai muri di filo spinato ancora esseri umani, alle frontiere esseri umani e così via: tutto per difenderci dall’unico vero pericolo, quello di perdere la nostra UMANITA’.

Eugenio Solla
USI-Marche

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