Il modello attuale di salute ha fallito

Sul centro di salute autogestito a Barcellona

Sito: http://www.aureasocial.org/es/

Articolo de Il Fatto QuotidianoSpagna, contro i tagli alla sanità nasce il primo centro medico autogestito

 

Traduzione dell‘intervista curata dalla CNT:

 Il modello attuale di salute ha fallito

La Cooperativa Integrale Catalana ha lanciato il primo centro di salute autogestito come parte di un progetto per creare un sistema di Salute Pubblica Cooperativo. Abbiamo parlato con Samuel Carmona, uno dei promotori del progetto.

L. Martinez | Giornale CNT
Fotografia: David Pena Perez

Domanda: Come ha origine il progetto di creare un centro di salute autogestito?

Risposta: La Cooperativa Integral Catalana da vita al Progetto di Salute pubblica Cooperativa sin dal suo inizio nel 2010. Da allora ha lavorato sullo sviluppo di gruppi di salute e sulla formazione dei facilitatori di salute e promuovendo un cambio di paradigma per quanto riguarda fare medicina e salute. Da questo lavoro, nasce la proposta di creare un progetto pilota di un Centro Autogestito di Salute (CAPS), un’iniziativa che si distingue per rompere con il sistema statale classico. L’iniziativa si sviluppa all’interno di un contesto politico, economico e sociale da cui emerge la necessità  una proposta che intenda rompere con l’egemonia dominante di scienze biologiche, mercantiliste e disumanizzate nei servizi di assistenza sanitaria all’interno della società del potere.

E’ così che nasce questo centro.

D: Qual è il modello di salute che proponete? Qual è la differenza dal modello attuale?

R: E’ più di un cambiamento di modello. Noi proponiamo la costruzione di un altro sistema sanitario. Rispetto al sistema di salute pubblica corporativo, proponiamo un sistema cooperativo di sanità pubblica, basato sulla cooperazione, la collaborazione e la solidarietà umana. Rispetto all’egemonia della medicina ufficiale, allopatica,accanita contro le altre forme di medicina, proponiamo l’unificazione della medicina. Rispetto ad un modello biomedico, biologista, base delle scienze della salute, proponiamo il modello olomédico (biopsicosociale, culturale, economico, politico, etico, spirituale), in cui l’essere umano è considerato un soggetto coinvolto e responsabile della propria salute. Rispetto al sistema mercantilista del finanziamento della salute pubblica, della previdenza sociale e privata, proponiamo un sistema mutualistico reciproco bene comune, in cui le persone partecipano e creano meccanismo di auto-gestione a tutti i livelli del sistema. La nostra proposta elimina il paziente, il cliente, l’utente, la valutazione diagnostica; poniamo al centro la persona ela capacità di affrontare le molteplici dimensioni della sua vita.

D: Come funzione il CAPS?

R: Il Centro opera in auto-gestione, con una dinamica di cooperazione e collaborazione senza gerarchia. All’interno del Sistema Cooperativo di Sanità Pubblica (SSPC), il Centro rappresenta punto nodale con due linee d’azione molto chiare. La prima è rappresentata dal modello terapeutico olomédico(medicina integrativa) che abbiamo discusso in precedenza. La seconda linea di azione del Centro è la promozione e l’educazione sanitaria. Linea che ha origine dall’autogestione comunitaria e che si basa sulla tutela e la conservazione della salute. In questa linea non diamo priorità alla prevenzione sanitaria, come accade nel modello attuale; noi consideriamo la prevenzione come una eccessiva e permanente allerta rispetto alle potenziali minacce, quasi un atteggiamento poliziesco di conflitto costante per combattere possibili nemici della salute delle persone. Partiamo dalla ricerca e dall’azione partecipativa comunitaria come strumenti dei popoli, per poi  sviluppare  politiche sanitarie che fanno da cornice ad altri settori e che si inseriscono nel tessuto sociale e culturale, politiche sanitarie che tengono conto dell’educazione sanitaria popolare e di un’autogestione sociale, politica ed economica che promuove la qualità della vita.

D: Come si organizza il SSPC?

R: La struttura di base e costituita da un ufficio sanitario, dove l’assemblea è l’organo decisionale. L’ufficio sanitario mira a generare politiche sanitarie e realizza il coordinamento tra i diversi nodi che compongono il sistema sanitario; non mi riferisco solo ai CAPS , ma anche ai Centri per la qualità della vita, Centri specializzati di salute e Centri per emergenze mediche, così come altri che possono sorgere a seconda delle esigenze delle persone e della loro capacità organizzativa. Abbiamo preso in considerazione l’interazione con il sistema sanitario pubblico dello Stato come strumento all’interno di un periodo di transizione. Non ci vogliamo considerare alternativi al sistema, la nostra proposta è generare un altro sistema che si sviluppi all’interno della rivoluzione globale dei popoli.

D: In cosa consiste la figura del facilitatore di salute?

R: Fino ad oggi la figura egemonica del professionista sanitario corrisponde a quella del medico che sà e attende, che aiuta un oggetto che lascia nelle sue mani la responsabilità della propria salute. Crediamo che il cambiamento di modello debba significare un cambiamento nella formazione dei professionisti o/e delle persone che sono impegnate nella medicina e nella salute. Il facilitatore di salute è una persona che sa di medicina, di salute, di rimedi terapeutici, ma, soprattutto, è una persona che può capire e comprendere senza porsi in una posizione dominante per via della sua conoscenza.

D: Come si finanzia il CAPS e il SSPC?

R: Tramite un contributo di partecipazione al sistema, che può essere in moneta sociale, in lavoro di`cooperazione diretta o in euro, se e quando la persona ne abbia la possibilità in base agli introiti del proprio gruppo familiare o collettivo. L’evoluzione naturale è creare legami di valori cooperativi, non creare cooperative di assistenza sanitaria, gestire la cooperazione nei vari sistemi pubblici globali cooperativi e considerare la necessità di investire nel bene comune con altri valori che non siano i capitali finanziari.

D: Come si può partecipare al progetto?

R: Lo possono fare tutte le persone e gruppi che si identificano nei principi del SSPC. La partecipazione non è condizionata da alcun meccanismo burocratico. Alcuni dei modi più comuni di partecipazione sono a livello  individuale, sia come facilitatore di salute sia donando al sistema tempo di lavoro o unità monetarie; come persona o gruppo che abbia bisogno di affrontare e risolvere situazioni di salute; collettivamente, sia per costruire legami di salute che in qualunque altra forma venga progettata. E’ sufficente contattare una persona che sta partecipando al progetto o tramite il sito web.  

D: Pensi che il modello possa essere esteso ad altri luoghi?

R: Il modello attuale ha fallito, non solo a causa degli interessi commerciali, ma anche dal punto di vista della scienza. La biomedicina non ha risolto i problemi di salute del mondo, come il cancro o le malattie croniche, a questo aggiungiamo la povertà, la violenza, il consumismo esorbitante, la scarsa qualità di vita dei paesi sedicenti più ricchi. Il SSPC, viceversa, implica un compromesso, un nuovo paradigma, una responsabilità verso l’umanità in costruzione. Il SSPC si autopromoverá e si affermerà naturalmente perché non è impositivo, è propositivo e vuole interpretare e cogliere non solo le esigenze che si generano nella dimensione sociale, ma anche l’essenza vitale dell’essere umano. Il fare la storia e l’esserne parte è cosciente decisione dei popoli ed ora è il tempo del si, del costruire un’altra salute, quella dei popoli.

Giornale della CNT nº 398 – Marzo 2013

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