Il Messico continua a bruciare

Lo stato messicano, corrotto in tutti i suoi livelli, colluso con la malavita al punto da essere tutt’uno con essa, continua a uccidere i suoi abitanti. In queste settimane una sanguinosa repressione si è abbattuta contro gli educatori, gli studenti e la società civile in lotta contro il progetto di privatizzazione dell’istruzione e di sottrazione dei diritti dei lavoratori: i morti sono già più di dieci, numerosi i desaparecidos, gli arrestati e i feriti gravi, e il bilancio non si può mai considerare definitivo. Migliaia di poliziotti sono stati sguinzagliati a Oaxaca, ripetendo i massacri di dieci anni fa, ripetendo gli altri orrori per cui continua a non esserci giustizia, come nel caso più noto degli studenti di Ayotzinapa.

 

Il sindacato di lotta CNTE, e gli altri gruppi e singoli presenti nelle piazze e nelle strade e aggregati sotto il coordinamento dell’Espacio Civil di Oaxaca, stanno subendo la sanguinaria ritorsione che lo stato riserva a chi non si arrende.

In Italia possiamo avere un’idea chiara delle cause scatenanti la protesta.
La privatizzazione di un settore chiave per la costruzione di una società futura, il piegare l’istruzione pubblica agli interessi del capitale, l’arroganza governativa sono tratti distintivi sia della riforma della cosiddetta Buona Scuola che delle precedenti. Anche in Messico l’attacco al settore pubblico e a chi ci lavora si maschera di meritocrazia, valutazione degli insegnanti, modernizzazione: anche in Messico, come in Italia, il governo non può vincere la battaglia mediatica per convincere la popolazione che la scuola stia migliorando, che il paese stia progredendo. Come hanno giustamente dichiarato gli zapatisti dell’EZLN, se realmente la riforma fosse stata a beneficio di chi la scuola la vive, i lavoratori della scuola sarebbero stati i primi a dover essere ascoltati: invece, come gli studenti, vengono aggrediti, uccisi e fatti sparire.

 

In Messico lo stato uccide senza alcuna remora: ciò si deve anzitutto al fatto che grossi settori della società non hanno mai smesso di lottare per le strade, nonostante l’enorme rischio di combattere per i diritti collettivi in un paese dove la morte violenta, specie per mano statale e parastatale, raggiunge e supera gli standard mediorientali.
Ma la sproporzione repressiva non ci deve far pensare che in Messico si stia combattendo una battaglia pittoresca, lontana e valida soltanto a livello locale: si tratta di riforme neoliberiste che vanno nella stessa identica direzione di quelle già sperimentate in Europa sul tema del lavoro e dell’educazione, e che non a caso vedono oggi un’enorme reazione popolare in Francia e in Belgio.

In considerazione della gravità dei fatti in corso e delle analogie con le vertenze europee, rivolgiamo un appello a mantenere alta l’attenzione sulla lotta delle maestre e maestri, sulla lotta della popolazione non dimentica della lezione di Zapata, e a fare pressioni, anche dal nostro angolo di mondo, contro i rappresentanti delle corrotte istituzioni messicane. Rivolgiamo in particolare un’esortazione, oltre che a tutte le compagne e a tutti i compagni, al mondo della scuola e dell’educazione, agli studenti, agli insegnanti impegnati nella campagna referendaria e nelle lotte contro la Buona Scuola.

Come campeggia su molti striscioni latinoamericani, dall’Argentina su fino al Messico, “essere insegnanti e non lottare è una contraddizione pedagogica“… e difatti a Oaxaca, in Chiapas e in tutto il Messico dove si insegna apprendendo la lotta continua.

Martedì 28 giugno ore 17.00
PRESIDIO sotto il consolato messicano
via Giacomo Matteotti, 1 Milano

Associazione Ya Basta – Milano,
Progetto Libertario Flores Magon,
Ri-Make Milano,
Cs Cantiere, S.O.Y. Mendel, 20ZLN.

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