C’è chi dice no! all’ Istituto Sacra Famiglia

Come annunciato, nelle giornate dal 22-26 giugno 2020 si è svolto il referendum fra i dipendenti dell’Istituto della Sacra Famiglia per confermare o respingere l’accordo sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e AdL, per eliminare definitivamente uno dei due contratti presenti in azienda, Aris e Uneba, come vuole la Direzione aziendale.

Verrebbe eliminato il contratto Aris per essere inquadrati tutti in quello peggiorativo Uneba, attraverso un accordo Interno (C.I.A.) che, pur riducendo le perdite, vedrebbe anche la riduzione di certi diritti (meno salario e aumento dell’orario di lavoro). Contro questo accordo si sono espressi sia USI sanità che Cobas sanità presenti in azienda, promuovendo anche mobilitazioni. Le assemblee informative, che in un primo momento erano state vietate dall’azienda con il pretesto del Covid 19, accondiscendenti i sindacati confederali, in seguito alle proteste sono state concesse. Ma sono state organizzate in modo che solo una parte ristretta di dipendenti potesse partecipare, dove spesso i sindacalisti firmatari venivano contestati.

Questo avveniva solo nella Sede Centrale di Cesano Boscone (MI), dove lavorano una grossa fetta di dipendenti e dove gli ex Aris hanno nettamente bocciato l’accordo. Diversamente è avvenuto nelle sedi distaccate, dove sicuramente ha pesato l’assenza della controinformazione ed ha prevalso il si all’accordo. Nel totale hanno votato sì 374 lavoratori e no 328 lavoratori, per cui sarebbe passato per una ristretta differenza di 56 voti. Ma nel corso del referendum sono state registrate delle irregolarità denunciate da parte di USI sanità e Cobas sanità, attraverso un esposto per invalidare il referendum.

Di seguito il volantino che USI sanità ha diffuso all’interno della Sacra Famiglia.

Enrico M.

LA NOSTRA RABBIA PER I DIRITTI RUBATI                   

Ancora una volta ha vinto, pur con pochissimi voti, se verrà confermata la validità del referendum truffaldino, la rassegnazione e le paure agitante ad arte in favore della rinuncia di sacrosanti diritti acquisiti.

Un referendum al quale è nostra intenzione far ricorso per invalidare per i troppi lati oscuri che presenta: uno per tutti l’aver votato da parte di dipendenti già passati volontariamente al contratto Uneba prima del 31.12.2019 come se fossero ex Aris, contravvenendo alle regole, con la copertura della Direzione Aziendale che si rifiutava di fornire gli elenchi di questi passaggi.

Ma è anche truffaldino per  le assemblee informative, che non volevano neanche fare, convocate in modo da coinvolgere il meno possibile le lavoratrici e lavoratori. Ciò nonostante, grazie alla informazione che nella Sede Centrale abbiamo avuto modo di dare, si è vista la enorme differenza dei risultati rispetto alle sedi distaccate, dove la controinformazione non è stata garantita.

Se viene confermata la validità del referendum l’amaro in bocca sarà troppo grande di fronte ad una ulteriore pesantissima sconfitta che si aggiunge a quelle subite in questi ultimi anni, sempre convalidate da pessimi accordi.

Sicuramente la più pesante di tutte, perché mette una pietra tombale con la cancellazione nell’Istituto Sacra Famiglia del contratto Aris e, guarda caso, proprio nel momento in cui dopo 14 anni veniva rinnovato, con grande perdita per i lavoratori e grandi risparmi per l’azienda.

Una sconfitta che ci costerà cara. Non solo per il grave peggioramento delle nostre condizioni economiche e lavorative, ma anche un pesante colpo per quella voglia di riscatto che aveva accesso  le nostre speranze per una soluzione ben diversa dalla resa.

Le Assemblee dei lavoratori cariche della voglia di rispondere adeguatamente all’ennesimo sopruso  della Direzione Aziendale, seguite da mobilitazioni e da uno sciopero riuscito dove si è manifestato  sotto la Curia milanese, doveva essere solo l’inizio della nostra riscossa.                                          

Chi sono i responsabili di questa sconfitta se verrà confermata?

Innanzitutto la Direzione Aziendale (dietro la quale si nascondono i “poverelli” della Curia milanese) che ha messo in campo tutti i suoi trucchi per dividere e sconfiggere la resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori.

Grande è anche la responsabilità dei sindacati  (Cgil, Cisl, Uil con la stampella di AdL) che hanno tradito, ancora una volta, il mandato dei lavoratori, scegliendo il momento della maggior debolezza (la grave crisi pandemica e la sospensione del diritto di sciopero) per sottoscrivere quell’accordo scellerato, al quale,poi, si è accodata anche la RSU.

Ma dobbiamo anche menzionare la parte di responsabilità del “sindacalista del NI” che, invece di stare al nostro fianco come sarebbe doveroso per i rappresentanti del sindacalismo di base, pur non avendo firmato l’accordo per salvarsi la faccia, lo ha sostenuto ampiamente.

La sconfitta, se sarà confermata, ci vede già impegnati a raccogliere la rabbia dei tanti lavoratori che ci hanno accompagnato  in questa sfida impari.

 Si è toccato Il fondo e da qui non si può che risalire. La nostra linea rimane sempre la stessa: uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale per tutti! Un ringraziamento particolare per tutte le lavoratrici e lavoratori che non hanno avuto paura di alzare la testa. 

Unione Sindacale Italiana   Sanità   –  USI CIT                              Cesano Boscone        30/06/2020

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