ASSEDIAMO IL LUSSO!

21 dicembre ore 14.30 piazza san Marco

 

Che il settore del lusso non risenta minimamente la recessione economica la dice lunga su una crisi che strozza gli ultimi e arricchisce i primi. La dice lunga su una ricchezza sociale che anche in tempi come questi continua ad esistere ma si concentra nelle mani di pochi. Insomma, non siamo tutti sulla stessa barca.

Oggi a Firenze migliaia di persone non riescono ad arrivare alla fine del mese. Circa 100 sfratti con la forza pubblica sono previsti ogni mese. Con il ricatto della disoccupazione le condizioni di lavoro peggiorano ovunque verso forme più pesanti di sfruttamento e precarietà. Dai prezzi nei supermercati ai canoni di affitto passando per le bollette, il costo della vita si fa sempre più insostenibile. Questa è la Firenze che viviamo tutti i giorni. Esiste un altra Firenze, invece, fatta boutique di lusso e ristoranti di classe.

E’ la città-vetrina del centro storico, la cui bellezza è stata da tempo espropriata ai propri abitanti per venderla a turisti e businessman locali che l’hanno trasformata nel loro salotto esclusivo. E’ la città in cui si comprano e vendono capi di abbigliamento dal valore superiore ad uno stipendio comune. Qui la crisi non esiste, se non come opportunità di nuove speculazioni e nuovi profitti. Con l’avvicinarsi del Natale la Firenze del lusso si prepara a vivere i suoi giorni migliori di shopping e turismo (e quindi di guadagni).

Per quei giorni, precisamente per sabato 21 dicembre, vogliamo costruire una mobilitazione generale che riporti in piazza la rabbia di tutti quelli che oggi subiscono la crisi e le politiche di austerità: la rabbia di chi subisce uno sfratto, la rabbia dei lavoratori che subiscono le ristrutturazioni aziendali, la rabbia dei precari che passano da un lavoro di m**** a un altro, la rabbia di chi vede una parte importante del proprio salario rapinato dalle aziende di trasporto (… e per un servizio scadente), la rabbia dei migranti stanchi di vivere con il ricatto del rinnovo dei documenti, la rabbia dei rifugiati trattati come cani dalle istituzioni.

 

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