Rumeni e caporali
Ha avuto una discreta rilevanza sulla stampa la notizia della scoperta da parte della Guardia di Finanza di un caso di caporalato nei vigneti delle province tra Udine e Gorizia. La cosa potrà aver stupito chi è abituato ad accostare la parola “caporalato” al sud Italia, chi invece lavora e frequenta i vigneti del FVG era già a conoscenza da almeno un decennio di squadre (chiamate, a volte, chissà perché “cooperative”) di braccianti rumeni che operano a prezzi irrisori con orari al limite dell’h24.
Come funzionano queste ditte? Sostanzialmente sono registrate in Romania, forniscono manodopera per un costo totale inferiore ai 10 euro/ora, alla fine emettono una fattura che il committente paga senza alcun carico burocratico (assunzione, formazione, fornitura dpi…), con un notevole risparmio rispetto ad una squadra regolare (che supererebbe i 15 euro/ora) e con una disponibilità in termini di orari quasi assoluta. In piena estate, quando le temperature in vigneto superano i 35 gradi, queste squadre operano continuativamente dalle 6 di mattina anche per 13 ore, sabati e domenica compresi.
Cosa resterà in tasca a questi lavoratori? Non è facile calcolarlo, probabilmente una parte del salario sarà corrisposto a nero, non si sa se avranno un contratto rumeno o italiano, comunque non più di 4/5 euro all’ora.
Inquadrare la vicenda come una semplice anomalia, lo sfruttamento da una parte e il lavoro “regolare” dall’altra, in questo caso non aiuta a comprendere che la vera anomalia per quanto riguarda i diritti del lavoratore, è l’agricoltura stessa. Spieghiamoci meglio.
Secondo il ccnl, l’operaio agricolo può essere a tempo indeterminato o determinato. Il primo ha un contratto simile a quello di altri settori (39 ore settimanali, ferie, 13ma, 14ma, ecc…), per quanto con un trattamento economico e di altri benefici meno conveniente.
Il secondo ha un contratto totalmente diverso, viene retribuito solo ed esclusivamente per le ore che lavora, e non gli viene garantito alcun numero di giorni o ore, per non parlare di ferie, permessi ed altre forme di salario.
Va da sé che questo inquadramento andrebbe riservato esclusivamente a mansioni di tipo stagionale e intermittente, con durata LIMITATA. Invece accade il contrario. Il contratto a tempo determinato (o da bracciante, se vogliamo chiamarlo col suo nome) può essere rinnovato anno dopo anno anche a figure impiegate tutto l’anno, in mansioni qualificate come trattorista, tecnico, cantiniere. Questi lavoratori riescono ad avere delle entrate sufficienti solamente grazie all’assegno di disoccupazione agricola elargito dall’ INPS, oppure grazie a gravosi carichi di ore straordinarie.
Il calcolo delle ore lavorate poi, spetta all’azienda: generalmente non esistono cartellini o badge, i capi prendono nota delle ore che poi il datore di lavoro, non essendoci possibilità di controllo, a sua discrezione può pagare in busta o fuori, pagando gli straordinari…oppure no.
Se questa è la condizione NORMALE e REGOLARE di un addetto agricolo, ed è considerato normale che:
-il lavoratore possa vivere una vita di precarietà e ricattabilità continua;
-il suo orario non venga controllato, e di conseguenza a discrezione possa essere lasciato a casa prima e spremuto di straordinari poi;
-non sia possibile nessuna attività sindacale o minimamente rivendicativa, a partire dagli enormi problemi di sicurezza sul lavoro, specie in relazione ad incidenti, tossicità da antiparassitari e lavoro al caldo;
-il suo valore sia legato esclusivamente al tempo e quindi al lavoro (in senso fisico) prodotto, come una macchina.
Come ci si può stupire che esistano situazioni come quelle appena scoperte in Friuli?
Come si può cascare dal pero come fanno diversi produttori intervistati dai giornali?
Tutti sapevano e a molti andava bene così, perché per quanto i contratti come abbiamo visto siano già molto convenienti per i padroni (e stanno per tornare i voucher!), va sempre bene abbassare l’asticella… e poi se i giovani italiani non vogliono lavorare in campagna (alla faccia del ritorno alla terra) delle squadre di romeni usa-e-getta fanno sempre comodo.
Circolo libertario Caffè Esperanto – Unione Sindacale Italiana Monfalcone-Gorizia