Ora e sempre con i lavoratori in lotta
Nei mesi scorsi il Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha annunciato che il Governo da lui presieduto … “è in guerra”. I lavoratori, i cittadini, i pensionati, gli studenti italiani hanno subito compreso contro chi era stata – unilateralmente – dichiarata la “guerra di Mario” e – come avviene in tutte le “guerre” moderne – la prima vittima a cadere sotto i colpi della “censura preventiva” è la verità. Come militanti sindacali non allineati e non interessati alla cogestione del potere sappiamo benissimo in che modo certa informazione “cucina” le notizie per addomesticarle, mistificarle, stravolgerle, sterilizzarle in modo da farle apparire più congeniali al potere e meglio sottomettere “l’utenza” verso cui tale “informazione” è diretta.
E’ il cosiddetto giornalismo “embedded” – dei corrispondenti di guerra – ampiamente utilizzato nella prima (e seconda) guerra del Golfo dal giornalismo nostrano. Comprendiamo, dunque, lo stupore dei compagni del Comitato di Cittadini di Taranto che – da un giorno all’altro – si sono ritrovati sbattuti in prima pagina e descritti – di volta in volta – come “black bloc”, autonomi, cobas, violenti e via … elencando da “giornalisti” preoccupati soprattutto a … “guadagnarsi il pane” piuttosto che fornire ai propri lettori un’informazione il più possibile obiettiva. Con alcune eccezioni, ovviamente, soprattutto del giornalismo locale o di “nicchia” (come il Manifesto) alle quali va tutto il nostro apprezzamento e l’invito a continuare a fornire un’informazione plurale ovvero, il più possibile, obiettiva.
Mai come oggi diritti sociali – fino a poco tempo fa ritenuti inalienabili come il diritto al lavoro ed alla salute – sono in pericolo. E mai – come oggi – la (dis)informazione lavora per screditare un movimento genuinamente popolare che contesta contemporaneamente – senza mediazioni o meschini calcoli elettoralistici – il governo, i principali partiti che lo sostengono, il “padrone delle ferriere” e … i sindacati “governativi”.
L’Unione Sindacale Italiana esprime – ancora una volta – piena vicinanza e solidarietà umana e sociale con quanti parteciperanno domani – a partire dalle ore 8,30 in piazza Castello – alla manifestazione indetta a Taranto per ribadire e rivendicare, con forza, il diritto di tutti i soggetti interessati ad essere parte attiva e consapevole – senza mediazione alcuna e a tutti i livelli – nel processo decisionale che – sull’ILVA – si sta sviluppando in queste ore. L’USI- AIT parteciperà con contenuti e proposte proprie ma senza bandiere come richiesto dagli organizzatori … poiché la strumentalizzazione è uno strumento di lotta sociale che non ci appartiene. Ai nostalgici del socialismo reale che – in nome della “difesa del lavoro” ad ogni costo – blaterano di “nazionalizzazioni” ribadiamo il concetto già espresso in passato: no alla privatizzazione dei profitti e alla socializzazione delle perdite. Chi ha commesso reati di natura penale (da “padron” Riva fino a scendere, in basso, nella catena di complicità e/o omissioni) speculando e guadagnando fior di milioni (di euro) ne risponda – in solido – dal punto di vista giuridico ed economico senza farsi scudo del ricatto occupazionale. Alla politica e ai sindacati “governativi” diciamo di tornare a fare quello che hanno fatto finora: dormire e far finta di nulla.
Ai cittadini e ai lavoratori di Taranto ribadiamo l’invito a non lasciarsi espropriare – dai soggetti già citati – del proprio diritto ad essere presenti con una propria delegazione – da protagonisti e non da gregari – in tutti i tavoli in cui si deciderà del proprio futuro e di quello dei propri figli.
Ora e sempre al fianco dei lavoratori in lotta autogestita.
Per l’USI-AIT Puglia
Pasquale Piergiovanni