Manifestazione a Milano per la liberazione di Öcalan

L’appuntamento per la manifestazione per la liberazione di Öcalan e per la liberazione dei prigionieri politici in Turchia, organizzata a livello internazionale, a Milano era alle ore 14 in Largo Cairoli, dove si sono dati appuntamento anche i compagni dell’USI e compagni anarchici. Mentre continuavano ad arrivare rappresentanze curde da varie località e anche molti solidali, il camion che fungeva da palco si era posizionato nella parte centrale della piazza con una grande immagine di Öcalan . Dagli autoparlanti uscivano forti le musiche e i canti curdi. Anche veniva trasmesso un “bella Ciao” in quella lingua. Poi sono iniziati i vari interventi da parte degli organizzatori che spiegavano le ragioni della mobilitazione e di varie rappresentanze che aderivano: quelle di vari Centri Sociali, come “Il Cantiere” e “Il Lambretta”, a varie associazioni, fra cui “Non una di meno” che la solidarietà alla lotta del popolo curdo la collegava con lo sciopero dell’8 marzo per l’emancipazione femminile.

Tutto questo è continuato fino alle ore 15,30 quando il corteo ha iniziato il suo percorso gridando slogan contro il governo Erdogan e la liberazione dei prigionieri politici dalle carceri turche. In contemporanea dal Camion alla testa del corteo continuavano gli interventi.

Oltre le numerosissime bandiere curde erano presenti anche quelle delle varie aree solidali e di partiti politici come rifondazione, dei vari raggruppamenti della sinistra. Erano naturalmente presenti anche le bandiere di USI CIT milanese, con una rappresentanza di USI Bologna, assieme a quelle degli anarchici e della Federazione Anarchica milanese, costituendo un significativo spezzone rosso/nero. Non erano presenti bandiere di altri sindacati. Abbiamo valutato che potevano essere circa 2mila i partecipanti in totale.

Il corteo terminava in piazza della Scala, sotto il Palazzo Comunale, dove si predisponeva un cerchio composto per gran parte da curdi, mentre molti altri manifestanti si posizionavano al lato opposto al Palazzo Comunale, lato teatro La Scala. Si sono svolti gl’interventi conclusivi della manifestazione, tra cui quello della rappresentanza USI: “Non è la prima manifestazione – esordisce il compagno- che si fa fa per la liberazione di Öcalan e dei prigionieri politici nelle carceri turche, nella speranza di essere arrivati nella fase conclusiva e che finalmente la ragione prevalga sulla forza, sulla violenza, sull’autoritarismo.”  Prosegue nell’evidenziare che “Tengono prigioniero Öcalan da ben 23 anni, in completo isolamento, senza fiaccarne lo spirito ribelle, con la falsa accusa di terrorismo. Ma il vero motivo di tanto accanimento è per ciò che rappresenta per il popolo curdo.”  Ci teniamo a sottolineare che “L’USI, essendo un sindacato libertario, saremo sempre grati a Öcalan per aver valorizzato i concetti fondamentali della società libertaria e che ha trasmesso al popolo curdo: come l’egualitarismo, la solidarietà, il rifiuto del nazionalismo, l’organizzazione dal basso, del confederalismo, della parità tra uomini e donne. Tutti concetti profondamente libertari. Lo ringraziamo anche se, purtroppo, temiamo che ciò sia una aggravante per chi lo tiene in carcere.” Si fa una considerazione riferita ai governi europei e a quello italiano che “Sanno bene che Öcalan non centra niente con il terrorismo, ma troppo forti sono gli interessi che li legano al governo turco, come quello della espansione della Nato e dell’utilizzo, ben pagato per questo, come guardiano per bloccare l’immigrazione.”

Nel concludere l’intervento si sottolinea che “L’unico modo per riuscire nella sua liberazione è quello di una forte, fortissima pressione verso i governi, a cominciare da quello italiano, per costringere il governo turco a liberare Öcalan, nella prospettiva che se dovesse avvenire, come un tappo che si apre, segua una liberazione generalizzata dei prigionieri politici nelle prigioni del governo turco, quello sì terrorista. Speriamo che questo accada presto!”

La manifestazione continuava con un ballo popolare collettivo, proprio della tradizione curda, con la partecipazione gioiosa di numerosi presenti.

Enrico

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