Decreto salva-ILVA: un secondo regalo ai Riva

Stiamo regalando per la seconda volta lo stabilimento siderurgico ai Riva. Come interpretare, diversamente, il decreto appena varato dal governo dei “larghi inciuci” che ha individuato in Enrico Bondi – amministratore delegato dimissionario dell’Ilva – l’uomo giusto a rivestire l’incarico di Commissario Straordinario dello stabilimento?

Solo pochi giorni fa il medesimo soggetto aveva depositato al tribunale del Riesame di Taranto la richiesta di revoca del sequestro di 8,1 miliardi di euro ordinato il 24 maggio scorso dal gip Patrizia Todisco su beni, conti e quote societarie di Riva Fire spa. Possibile – viene da chiedersi retoricamente – che in Italia solo quest’uomo – compromesso con l’attuale, fallimentare, gestione economica ed ambientale – sia in grado di svolgere un compito così delicato? Il nostro si conferma un Paese schizofrenico; a tratti, persino osceno. Un Paese sotto tutela. Incapace di decidere. Asservito, in modo vergognoso, alle consorterie economiche e alle lobby padronali dell’acciaio. Altro che riforme, modernità istituzionale, tutela del lavoro nel rispetto ambientale ecc. Pur di salvare i Riva si è fatto ricorso ad una mostruosità giuridica: il commissariamento a tempo. Una formula ibrida che certifica la squallida partigianeria delle nostre istituzioni: un decreto-legge studiato per garantire la continuità della produzione (non è un caso che sia citata per prima), il risanamento ambientale e la salvaguardia dell’occupazione sono semplici enunciazioni di principio. Ma è davvero così? E’ davvero credibile l’ipotesi – da sempre rilanciata dalla proprietà – che sia possibile risanare l’ambiente continuando a produrre?

E poi … fino a quando i Riva saranno “commissariati?” “Almeno sino a quando l’attività dello stabilimento siderurgico non rientri all’interno dei parametri”, ha comunicato il ministro all’Ambiente, Andrea Orlando. Che diavolo di affermazione è mai questa? Cosa significa? Perché il ministro non racconta la verità? Perché non dice che si è voluto confezionare un salvacondotto che consenta alla famiglia Riva di limitare i danni e salvare la pelle? L’operazione è sin troppo evidente: un organismo fiduciario gestirà nei prossimi mesi l’azienda tentando di applicare le prescrizioni Aia che i Riva hanno disatteso per decenni. Le bonifiche dovranno essere realizzate da un soggetto terzo nominato dal Ministro dell’ambiento ovvero “un comitato di tre esperti, scelti tra soggetti di comprovata esperienza e competenza in materia di tutela dell’ambiente e della salute, che predispone e propone al Ministro, entro 60 giorni dalla nomina, in conformità alle previsioni delle norme comunitarie e delle leggi nazionali e regionali, il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti”. Tradotto in italiano questo significa che i Riva torneranno ad essere titolari dell’impresa quando lo Stato – con i quattrini dei cittadini che pagano le tasse – gliel’avrà rimessa a nuovo. Ergo: stiamo regalando per la seconda volta lo stabilimento siderurgico a Riva. Prima Prodi con l’Iri; adesso Letta con il suo governo dei larghi inciuci. A Taranto contro quest’ennesimo baratto lavoro/salute i cittadini e i lavoratori sono già scesi, spontaneamente, in piazza a protestare. Noi saremo al loro fianco. Come sempre.

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