ABAS TRIESTE : al via nuove e massicce delocalizzazioni

A poco più di un anno dell’operazione di “esternalizzazione”, attraverso la quale Unicredit ha di fatto estromesso dal gruppo bancario i lavoratori di UBIS Trieste, mediante il contestato trasferimento di ramo d’azienda ad ABAS, soggetto giuridico frutto della compartecipazione tra UBIS stessa ed Accenture, l’evoluzione della situazione lavorativa dei dipendenti triestini appare oggi preoccupante.

Con la comunicazione alle sigle sindacali del 27 maggio scorso con la quale l’azienda ha infatti manifestato la volontà di trasferire alla struttura di Accenture operante a Mauritius, un ingente fetta delle lavorazioni finora svolte dai dipendenti triestini adducendo quale motivazione l’eccessiva percentuale di assenze dal lavoro degli stessi che non consentirebbe il raggiungimento degli standard produttivi previsti.

Tale motivazione è del tutto pretestuosa perché nel conteggio presentato dall’azienda alle sigle sindacali sono compresi anche i periodi di ferie od i permessi ai quali i lavoratori hanno sacrosanto diritto e che sono quantificati e normati dal CCNL, mentre le assenze per malattia nel periodo considerato, quello da settembre 2013 a marzo 2014 (tra l’altro un periodo invernale laddove generalmente vi è un naturale incremento delle stesse dovuto alla stagionalità) sono state inferiori alla media. Purtroppo storicamente società di questo tipo hanno spesso avuto vita breve e sono troppo spesso nate soltanto per “sbarazzarsi” elegantemente del personale ritenuto in esubero da grossi gruppi industriali, delocalizzando il lavoro laddove il costo dello stesso è di gran lunga inferiore sciogliendosi come neve al sole una volta esaurito il loro compito.

A fronte delle lavorazioni in uscita, tutte per conto di UBIS, unico cliente allo stato attuale, l’azienda ha annunciato l’entrata di nuove attività che saranno svolte a Trieste, non specificandone però né la tempistica d’ingresso né la natura e non escludendo, per contro, che tali attività possano essere svolte per nuovi fantomatici clienti anche al di fuori dell’ambito bancario, ma questo aspetto è delicatissimo perché pone i lavoratori che dovessero venir adibiti a tali attività a rischi sia dal punto di vista del mantenimento dell’area contrattuale, in un contesto di concertazione molto difficile con l’ABI, sia dal punto di vista occupazionale in caso di cali di attività o scadenza dei contratti di appalto con questi fantomatici nuovi clienti.

 

Andrea Scarabat Segretario Provinciale USI-AIT settore Banche-Credito-Assicurazioni

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