23 febbraio 2018: perché scioperiamo?

USI educazione ha deciso di proclamare sciopero nazionale del comparto scuola il 23 febbraio 2018 tenuto conto di quelle che sono le istanze dei tanti lavoratori e lavoratrici che sono in questi giorni, mobilitati per difendere i diritti che sempre più nel mondo della scuola e dell’educazione in generale, vengono progressivamente erosi.

USI educazione, pertanto, si schiera con i numerosi sono i maestri e le maestre, diplomati magistrali, che con una sentenza rischiano oggi di venire licenziati. Intende inoltre aggiungere la propria voce ai tanti no dei lavoratori e delle lavoratrici rispetto al rinnovo del contratto. A tale proposito riteniamo inaccettabile il rinnovo del contratto firmato da CGIL, CISL e UIL. Questo contratto dopo anni di attesa si è risolto in una autentica beffa per i lavoratori, i tanto sbandierati aumenti sono del tutti irrisori, dopo anni di blocco e a fronte dei tanti carichi di lavoro a cui sono chiamati i docenti italiani.

I grandi sindacati dicono di aver ottenuto una vittoria, in realtà è una vittoria di tali organizzazioni che hanno difeso il loro potere contrattuale (si fa riferimento in particolare alla contrattazione circa il bonus premiale) ma non hanno certamente tutelato i lavoratori che avranno “assicurati” questi aumenti solo fino al dicembre 2018 poi mancherà la copertura finanziaria e gli stipendi di molti lavoratori subiranno, addirittura, una decurtazione. Questo contratto, inoltre, prevede il blocco triennale della mobilità che riguarderà tutti non solo i neoassunti (che penalizzerà tutti ma soprattutto i tanti lavoratori che da anni non riescono a rientrare

nelle proprie residenze). °Il contratto però non è stato completamente rinnovato, con tutta probabilità dopo le elezioni politiche e delle RSU si avrà il “perfezionamento” del rinnovo nella sua parte normativa, si paventano provvedimenti per sanzionare i docenti e chissà se non si riproporrà un aumento delle ore di lavoro.

Rifiutiamo quindi con forza questo rinnovo del contratto che è contro i lavoratori e difende solo gli interessi governativi per mezzo dei sindacati firmatari.

Ad oggi le necessità della scuola sono ben altre: per affrontarle non serve affatto richiedere ulteriori sacrifici a una categoria già vessata. Non parliamo di licenziamenti dei DM, non parliamo di licenziamenti dei docenti “contrastivi” e di un generale aumento del carico lavorativo. Parliamo piuttosto, di un piano di rientro straordinario per tutti i docenti che prima e dopo la 107 non sono ad oggi riusciti ad ottenere trasferimento pur essendo presenti numerose cattedre sui loro territori di residenza, parliamo di abolizione dei FIT veri e propri percorsi penalizzanti per i futuri docenti che oggi sono costretti a inseguire, a suon di tasse, i 24 CFU al fine di sostenere un concorso; a “vittoria” ottenuta si dovrà lavorare tre anni con stipendi ridicoli prima di poter essere, forse, confermati in ruolo. Se davvero si vogliono risollevare le sorti del sistema educativo italiano occorre abolire; la legge 107/15; la sospensione salariale mesi estivi per gli educatori; la precarietà

nel settore educativo per un lavoro dignitoso e stabile, per servizi sociali ed educativi pubblici e gratuiti. Ribadiamo, ancora una volta di essere contro l’accordo truffa del 10 gennaio 2014 sulla rappresentanza. Sottolineamo ancora una volta, il nostro totale rifiuto al concetto di scuola azienda che è esancito dall’alternanza scuola-lavoro nonché dall’idea di premiare i docenti più “produttivi” o come preferiscono dire alcuni “meritevoli” attravverso l’attribuzione del bonus premiale. Tale bonus, sbandierano i sindacati sarebbe stato sottratto al solo arbitrio del DS perchè in parte sarebbe legato alla contrattazione di istituto. In realtà quello che è possibile stabilire in sede di contrattazione d’istituto è , semplicemente l’ammontare della cifra minima e massima dei bonus, non i criteri di assegnazione. In ogni caso non ci interesa chi stabilisce i criteri bensì siamo convinti che una retribuzione premiale mortifichi il ruolo del docente che non deve essere premiato ma retribuito in maniera equa rispetto a tutte le ore di lavoro svolte.

Ricordiamo che questo è uno sciopero che abbiamo voluto indire con nostra piattaforma poiché non nutriamo alcuna fiducia nella delega in bianco ma solo nella lotta consapevole e autogestita di singolo soggetti che si associano tra loro.


Per tutto questo scioperiamo il 23 febbraio 2018.

 

USI Educazione

 

 

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